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xciv | introduzione |
si cura di cercare se debba allegare la testimonianza di quei due Mss. a favore della volgata oppure delle stampe che discordano da essa; tace lo spoglio, tace anche lui. Ciò può esser prudenza, ma non basta la prudenza per giungere alla verità.
Ma non pei codici soltanto l’apparato critico pecca di incompiutezza e di poca precisione: gli stessi difetti s’hanno per lo spoglio delle stampe. Bastino pochi esempi. In II 10 era lezione delle edizioni anteriori alla Milanese, e quindi anche della cosiddetta ‘volgata’, pare. Gli Ed. Mil. dal loro codice B trassero parrà, che non si riscontra negli altri Mss. Ora, il Torri accetta pare, e annota: «Così gli EM col Cod. B, come l’ediz. S, l’EP e il CC; parrà la volgata»! Al § III 3 afferma che «nella mia camera non leggesi nella vulgata», e vi si legge. Al § XX 4 legge Amor per Sire e ’l cor per sua magione, e annota: «Nelle RA è la variante - Amor pregiare il cor per sua magione - riportata dal Biscioni, il quale però legge nel testo come noi, non come leggono le altre stampe». Ma quali altre stampe, se Edd. Mil., Pes. e Frat. leggono come Biscioni e Torri, e Serm. ha soltanto prosire invece di per sire? Al § XLI 5 Frat. indovina come va inteso uista dei Mss., e legge e vi sta; il Torri invece non solo torna al vista, che non dà senso, ma attribuisce anche al Frat. la lezione e vista.
Nè meglio può dirsi riuscita la ricostituzione del testo. Qualche migliore lezione è introdotta anche rispetto all’edizione Fraticelli (ricordo in II 9 sì nobilissima, in luogo di sì nobile); non abbiamo nè simulata (XII 3), nè avvede (XV 6) nè molto chiaro d’onde (XIX 1): ma sovente si ritorna alla volgata già con buon senso critico abbandonata dal precedente editore; s’accetta donna, invece di salute, in XI 3 e facia in XXXV 5; si fa buon viso a parecchie lezioni evidentemente secondarie dell’edizione di Pesaro; ed anche dei concieri del Fraticelli s’adottano Amore è quei (XII 12) e morra’ tu pur, morra’ ti (XXIII 22). Aggiunge poi il Torri per conto suo buon numero di lezioni dimozzicate o arbitrarie, come: V 4 mi celai anni e mesi (omesso alquanti), XII 17 parlata (l. ballata), in parte dubbiosa (l. in parte più dubbiosa), XIV 7 di questa mia (l. della mia), XVI lo quale si partìa (omesso poco), XIX 19 secondo la persona (omesso tutta), 22 omesso il suo intendimento; XXV 2 visibile (l. risibile), 8 la quale poesia (l. la quale poscia), XXIX 3 senz’altro numero (omesso alcuno), Triade (l. Trinità), XXXII 1 consanguinità (l. sanguinità), XXXIV 1 In quel primo giorno (l. In quel giorno), XXXVII 7 ogni stagione (l. ogni cagione). Taluna di siffatte lezioni sarà da imputarsi ad errore dello stampatore; ma si hanno altrove tante prove del malsicuro criterio e della poca precisione dell’editore, che dobbiamo andar cauti a riversar colpe su di altri. Basti dire che al § XIX 19-20