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edizioni xciii

favorirgli i suoi coetanei, «a render nazionale, e possibilmente perfetto» il monumento che credeva rimanesse tuttora da erigere al sommo poeta. Pel testo della Vita Nuova fece fondamento l’edizione Biscioni, che designa come «la volgata», dando «tuttavia luogo qualche volta a lezioni diverse, quando le conobbe confortate da maggior numero di stampe e dall’autorità dei codici, giustificando in nota i motivi della preferenza data», e riportando le lezioni scartate a piè di pagina in qualità di varianti. «Ogni altra differenza — afferma l’editore — fra l’anzidetto testo e le stampe Sermartelli [S], di Milano [EM] e Pesarese [EP], fu da me scrupolosamente ricordata nelle note: dimodochè la presente sarà lo specchio che rifletterà le quattro principali da cui fu preceduta, tranne qualche divario di ortografia o desinenza di voci, che non parvemi degna di speciale avvertenza» (p. xix e x-xi). Oltre al sussidio delle edizioni antecedenti, potè giovarsi dello spoglio del codice Martelli (CM) e di quello del codice Corsiniano (CC) procuratogli l’uno da Giuseppe Manuzzi, l’altro da Francesco Cerrotti romano; e per lo rime, di copie e collazioni dei Mss. Riccardiani 1050 e 1118 e del Laur. Rediano 184 raccolte in uno dei codici Moücke favoritogli dal conte Alessandro Mortara. Non giunse a tempo a valersi delle varianti del parmense 1081 (codice Vitali) per i quattro sonetti Negli occhi porta, Vede perfettamente, Era venuta, Color d’amore, e del Vat. 3793 per la canzone Donne che avete, e le riferì in appendice (p. 158). Ebbe anche occasione d’esaminare nella Vaticana il codice Capponiano ma si limitò a guardare «il principio del § II, ove l’autore parla dei nome di Beatrice, per vedere se qualche variante occorresse in quel passo», e avendovi trovato la lezione comune, «tranne ch’è scritto Biatrice», credè di poter arguire «con fondamento, che anco nel rimanente non porga notevoli differenze»!

Non è da dire che i propositi dei Torri non fossero buoni; ma, a quel che appare oggi dai suoi lavori, non era uomo di molto criterio, e anche per l’esattezza lasciava non poco a desiderare. Non daremo tutto il carico a lui dell’incompiutezza dello spoglio dei codici Martelli e Corsiniano, sapendo come si facessero allora certe collazioni; certo è però ch’egli se ne servì senza rendersi conto dell’uso che poteva farne. La collazione dei suddetti codici non fu fatta sul testo della volgata, ma per il Martelli sull’edizione di Pesaro (p. 146), e per il Corsiniano sull’edizione del Sermartelli (p. xxi): ora tutte le volte che queste stampe concordano con i codici collazionati, e discordano dalla volgata, noi abbiamo bensì nell’apparato critico dei Torri le varianti, rispetto alla volgata medesima, di esse stampe, ma non quelle dei codici: non era segnata a quei punti nessuna variante per il codice Martelli o per il Corsiniano (e non poteva essere, stante l’accordo fra i testi posti a raffronto), e il Torri non