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viii prefazione

varianti dei capostipiti delle varie tradizioni, o, quando essi non si conservino e i loro derivati non siano d’accordo, gli elementi necessari a ristabilire criticamente quelle varianti. Questo non è l’uso comune, e il merito d’una edizione critica si misura generalmente dalla maggiore o minor compiutezza in riferire nell’apparato le varianti di tutti e singoli i Mss. Ma è un errore. La congerie delle lezioni raccolte dai vari codici serve a doppio uso: parte vale semplicemente a stabilire le relazioni tra i testi, e questa va accolta e ordinata in apposite tabelle nell’introduzione; parte serve alla ricostituzione critica del testo, e questa, soltanto questa, va disposta a piè di esso nell’apparato. Chè, come la dimostrazione dei rapporti fra i codici non ha da esser fondata su poche varianti scelte, ma sull’ordinata registrazione di tutte le lezioni caratteristiche più sicure; così l’apparato deve mostrare alla prima i luoghi questionabili e gli elementi della questione, senza che lo studioso li vada faticosamente a cercare fra varianti secondarie, inutili alla critica del testo. Ho perciò escluso dal mio apparato sin certe varianti divenute famose nella tradizione delle stampe, pur provvedendo rispetto ad esse a soddisfare in nota la curiosità che lo studioso potesse avere di conoscere qual fondamento abbiano nei manoscritti.

Del testo da me ricomposto, cioè della scelta da me fatta delle varie lezioni recate dai capostipiti, ho reso ragione, dovunque era necessario, nelle note a piè di pagina. Chi non sarà del mio parere, potrà facilmente, caso per caso, rifare il ragionamento a suo modo, e mettere nel testo quel ch’io ho relegato nell’apparato: il pregio migliore di queste edizioni è appunto quello di mettere in grado il lettore di rifare, dove voglia, per suo conto il lavoro del critico. E più liberamente potrà ciascuno scostarsi dal nostro parere in quei casi dove la scelta fra due