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manoscritti lix


cordando con essa sin nei minimi particolari, tranne qualche scorrezione, taluna delle quali come puoi (XXI 6), per poi, staggione (XX 4) dimostrano la non toscanità del copista. L’ipotesi che il Ms. possa essere la copia preparata dal Biscioni per la stampa, va esclusa, anche perchè esso non è di mano di quell’erudito editore. Si potrebbe obiettare che il Biscioni può aver fatto fare ad altri la copia; ma in tal caso questa dovrebb’essere trascrizione fedele del Ms. scelto a fondamento dell’edizione, e al più se questo Ms. avesse avuto correzioni o varianti nei margini, potrebbe l’amanuense averle introdotte nel testo. Vedremo che fondamento dell’edizione Biscioni fu il Ms. da lui posseduto, oggi Marciano Ital. X, 26, che ha veramente nei margini varianti e correzioni di più mani, e molte del Biscioni stesso. Se non che la sua stampa ha molte altre varianti e supplementi che nel Ms. Marciano non compariscono. Ora se le une e gli altri si trovassero nella copia della Comunale di Bologna, aggiunti di mano del Biscioni, o anche del copista (benchè sia inverosimile che si facciano tali correzioni a dettatura), la precedenza del Ms. sulla stampa sarebbe provata; ma la copia bolognese è regolare e uniforme in ogni sua parte, e cosi precisa e ordinata in tutto, nei capo versi, nella punteggiatura, nell’uso di un carattere tondo o diritto per i passi dove la stampa adopera il corsivo, che neppure il Biscioni stesso avrebbe potuto ottenere così alla prima tanta regolarità componendo il suo testo col riscontro di più altri. E il trovarsi questo testo della Vita Nuova legato in un volume con altre copie manoscritte di stampati viene opportunamente a confermare le deduzioni che derivano dal confronto di esso testo colla stampa della Vita Nuova del 1723.


Di un Ms. della Vita Nuova posseduto dalla Biblioteca Vallicelliana di Roma parla Sebastiano Ciampi in una Lettera al sig. Gaetano Poggiali, pubblicata nel Giornale enciclopedico di Firenze, t. I (Firenze, Molini, Laudi e C., 1809), pp. 307-11: «Altro Ms. di Rime antiche vidi nella Libreria Vallicelliana segnato F n. 4. Vi si contiene la vita nuova del Dante Alighieri, con 14 canzoni del medesimo. In oltre più canzoni e sonetti di M. Cino da Pistoia, di Guittone d’Arezzo con l’argomento in 75 terzetti della prima parte della commedia del Dante. Nel fine vi è notato che fu scritto da Iacob Antonio Benalio Trivigiano in Roma nell’anno 1513 nel primo anno del Pontificato di Leone X» (p. 308). La segnatura del codice data dal Ciampi non è esatta. Il Ms. che corrisponde alle sue indicazioni è quello così segnato e descritto nell’Inventario dei Mss. della Vallicelliana compilato nel 1749 (parte I, p. 316):

F. 111

Codex Chartaceus in 4°

1. Vita noua di Dante Alighieri Fiorentino.
2. Canzoni 14 dell’Istesso.
3. Canzoni di Guido di Messer Caualcante.
4. Canzoni e Sonetti di metter Cino da Pistoia.
5. Canzoni di Gitton d’Arezzo.
6. Argomento in 75 terzetti della prima Parte della Comedia di Dante intitolata l’Inferno.