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manoscritti xlix
30. Bibl. Capitolare di Verona 445 (V)

È un codice cartaceo scritto fra la fine del sec. xiv e il principio del sec. xv, di 34 fogli con numerazione a pagine. Contiene, oltre alla Vita Nuova (pp. 1-31), rime varie di Dante, rime di Cino accodate a quelle di Dante e a Dante attribuite, poi altre rime attribuite a Cino, al Guinizelli, al Cavalcanti e ad altri antichi rimatori, delle quali è inutile qui dar la tavola, perchè nè per l’ordine nè per l’attribuzione hanno riscontro in altri Mss. che alla Vita Nuova aggiungano rime di antichi autori.

La Vita Nuova è senza titolo, e l’explicit (fine della Vita Nuova) è di mano moderna. La 1a carta è molto guasta, essendo nella parte superiore e inferiore qua e là illeggibile e mancandone buona parte dal lato esteriore. Mancano anche alcune carte nell’interno del codice, onde è perduto il testo dalle parole di chiamar tanta salute di XXXI 10 sino alla fine della prosa del § XXXIX.


    reca il titolo di Vita Nuova di Dante e l’explicit Il fine della Vita Nuova. Nello stesso fascicolo è un foglio di appunti bibliografici, di mano anch’essi del Muratori, in testa al quale si legge: «La Vita Nuova di Dante stampata in Firenze 1576 non è così copiosa come si truova nel cod. nostro F. 326 nella B. dei Mss.» Segue l’indicazione d’ altri codici ambrosiani, o di libri a stampa degli anni 1689, 1690, 1696: nell’interno dello stesso foglio è la minuta di una lettera del Muratori al Card. Nurisio, in data Cesani 3 Id. Sept. 97 (=n.° 234 dell’Epistol. Muratoriano, ed. Campori, vol. I, p. 257). Che nel 1697 il Muratori studiasse il codice Ambrosiano della Vita Nuova risulta anche dalla lettera al Magliabechi del 18 settembre di quell’anno, da Cesano: «....ciò che più m’importa, si è l’intendere quali edizioni v’abbia della Vita Nuova, libro di Dante. Prima di portarmi in villa, osservai che nella nostra Ambrogiana abbiamo una copia di detto libro scritto a penna, e più copiosa della stampata in Firenze l’anno 1576. Onde, quando non ve n’avesse una edizione più ampia, m’è saltato in capo un temerario pensiero di nuovamente farla imprimere, o aggiungere alcune osservazioni intorno all’autore ed a’ bei versi che vi son dentro; e se fosse dicevole, dedicar tutto a cotesta rinomata accademia» (Epistolario, ed. cit., n.° 235; I, 260-1: cfr. anche la lettera allo stesso del 9 ottobre ’97, pur da Cesano, ibid., n.° 240). Tredici anni appresso nel Giornale de’ letterati d’Italia, parlandosi del Muratori, s’annunziava: «Sbrigati gli Anecdoti Latini, pensa quest’erudito ed indefesso Bibliotecario di dare due tomi anche di Anecdoti Italiani, che conterranno:
    La Vita Nuova di Dante assai più copiosa delle stampate.
    Un fascio di molte Lettere inedite di Torquato Tasso....» (Venezia 1710, tomo I, p. 151-2). Le poesie che nel codice Ambrosiano sono soltanto indicate colla trascrizione del 1° verso, nella copia muratoriana sono intere: per esse il Muratori seguì il testo della raccolta Giuntina, Sonetti e Canzoni di diversi antichi autori toscani, Firenze 1527.