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0 10 VITA NUOVA XL 2-6 99 lare di questa donna, e non ne sanno neente; anzi li loro incisori sono d?altre cose che di queste qui, chè forse pensano de li loro amici lontani, li quali noi non conoscemo»* Poi dicea 3 fra mo medesimo: « Jo so che s’elli fossero di propinquo paese, 5 in alcuna vista parrebbero turbati, passando per lo mezzo de la dolorosa cittade ». Poi dicea fra me medesimo: « So io li po- 4 tesse tenere alquanto, io li pur farei piangere anzi eh’elli uscissero di questa cittade, però che io direi parole le quali farebbero piangere chiunque le intendesse ». Ondo, passati costoro 5 io da la mia veduta-, propuosi di fare uno sonetto, ne lo «piale io manifestasse ciò che io avea detto fra me medesimo; e acciò che più paresse pietoso, propuosi di dire come se io avesse parlato a loro; e dissi questo sonetto, lo quale comincia: Deh peregrini che pensosi andato. E dissi « peregrini * secondo la larga 6 15 éigmficazione del vocabolo; chò peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto: in largo, iu quanto è peregrino chiunque è fuori de la sua patria; in modo stretto non s’intende peregrino, se non chi va verso la casa di sa’Ja- i • 4. p Me JoMitro <p mo quenti /.); b mc e /otturo. 0. h jMitvsMt ttnorc msoo alquanto.

12. m paf«Miu più. 18. k chiunque ua.

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7. io LI Pilli farei. Le edizioni (tranne Ca**., Beck, Wultì', Puss.s, Melod.) hanno In costruzione più moderna io pur li (o gli) farci, la quale ha bensì il conforto di », per tacore dei codici più recenti, come Co Mgl e A, che per questioni d?uso antico hanno troppo scarsa autorità. La lezione io li pur farci è data «la K To M w P, edera al tempo di Dante la costruzione più normale* Raccolgo qui qualche esempio, ma la lista potrebbe crescere a volontà: Quando lo infermo li uierw uollia dfuna cosa contraria, sì la chicre; essendoli vietata dal medico... sì la pur vuole (Lucidario, Ms. II vm 49 della Nazionale di Firenze, c. 171*; - io lo pur domandai (Bbunetto Latini, Tesoretto, II, 40); - se Ui pur vanitene (Ivi, XV, 157) ; - mi pur disdegna (Dante da Ma- i ano, Rime, ed. Ber tacchi, Bergamo 1896, son. IV); - ti pur miri e lisci (Rustico di Filippo, Rime, ed. Federici, Bergamo 1899, p. XI); - io Ui pur miro (GlANNI Ai.kani, * Guato una donna ’); - sì ini pur credo tanto umiliare (Chig. L, VIU, 305, n° 427); - io vi pur serro d'amorosa fede (Ivi, n" 487); - rado volte st ut pur ricorda (Barberino, Documenti, parte I, doc. xiiij, sub Do- cilitate, ediz. della Società filologica romana, p. 183) ; - mio padre mi puro sforza e priegha (Episfc.

d’ Ovidio, Cod. Lanr. Gadd. 71, c.2a;-il suo valor si puro avanza (Dante, ‘Io sento sì d’amor’, v. 4).