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r VITA NUOVA xxxm 1-5 87 • A.

Poi clic (letto oi questo sonetto, pensandomi chi questi era 1 XXXIII a cui lo intendea dare quasi come per lui fatto, vidi che povero mi parea lo servigio e nudo a così distretta persona di questa gloriosa. E però anzi eh’ io li dessi questo soprascritto 2 5 sonetto, sì dissi due stanzio d’una canzone, l’una per costui veracemente, e l’altra por me, avegna che paia l’una e l’altra per ima persona detta, a chi non guarda sottilmente; ma chi sottilmente le mira vede bene cho diverse persone parlano, acciò che l’ima non chiama sua donna costei, e l’altra sì, come io apparo manifestamente. Questa canzone e questo soprascritto 3 sonetto li diedi, dicendo io lui che per lui solo fatto l’avea.

La canzone comincia: Quantunque volte, e ha due parti: ne 4 l’una, cioè ne la prima stanzia, si lamenta questo mio caro e distretto a lei; ne la seconda mi lamento io, cioò no l’altra 15 stanzia che comincia: E si raccoglie ne li miei. E così appare che in questa canzone si lamentano due persone, l’una de lo quali si lamenta come frate, l’altra come servo.

Quantunque volte, lasso! mi rimembra 5 ch’io non debbo giammai

20 veder la donna ond’io vo sì dolente, tanto dolore intorno’l cor m’asembra la dolorosa mente, ch’io dico: «Anima mia, chè non teli vai?

chè li tormenti che tu porterai 25 nel secol, cho t’ò già tanto noioso, mi fan pensoso di paura forte».

11. b gli diedi; fi li diedi; k lodiedi. 18. k questo mio caro amicho edistreUo alUi; o coni S, mo O, codia tutti gli altri tea ti dello famiglili p (V a questo punto ù mancante), questo mio caro 7 distretto allei, che A pure loslono <11 b (nonostante ohe k*-mo leggano questo mio amico caro et distretto a lei. 17. a (ed anche A ) /rateilo. 17. SM? laltro, 0 7 laUra; gli altri te‘iti senza Ve. Invece di altra leggono altro i codici di p, mono 0 A.

che tant’ h bona speno ohe conforta lo reo.

E come ‘ reo ’ è ‘ reato ’, elio nel- P esempio di fra Giordano citato dalla Crusca (#. v.) non significa già ‘colpa’, ma corrisponde al rcaius poenae actcrnac di S. Tommaso: «Nel peccato si ha più cose. L’nna si è Popera, l’altra si è la macola, l’altra si è il reato. L’opera passa e non si può faro più...; ma queste due cose non passano, cioè la macola e ’l reato, cioè P obbligazione al nin- ferno» (Prediche inedite, ed. Narri ucci, p. 288).

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