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VITA NUOVA XXII 3-7 53 ritornare alquante donne da lei, udio dicere loro parole di questa gentilissima, com’ella si lamentava; tra le quali parole udio che diceano: « Certo ella piange sì, elio quale la mirasse doverebbe morire di pietade ». Allora trapassaro queste donile; 4 5 ed io rimasi in tanta tristizia, cbe alcuna lagrima talora bagnava la mia faccia, onde io mi ricopria con porre le mani spesso a li mioi occhi: e se non fosse ch’io attendea audire ancho di lei, però ch’io ora in luogo onde se ne giano la maggiore parte di quelle donne cho da lei si partiano, io mi sarei io nascoso incontanente che le lagrime m’aveano assalito. E però 5 dimorando ancora nel medesimo luogo, donne anche passaro presso di me, le quali andavano ragionando tra loro queste parole : « Chi dee mai essere lieta di noi, che avemo udita parlare questa donna così pietosamente f ». Appresso costoro pas- 0 15 saro altre donne, che veniano dicendo : « Questi eh’è qui piange nò più nò meno come se l’avesse veduta, come noi avemo».

Altre dipoi diceano di me: «Vedi questi che non paro esso, tal è divenuto ». E così passando queate donne, udio parole di 7 lei e di me in questo modo che detto è. Ondo io poi pensando 20 propuosi di dire parole, acciò che degnamente avea cagione di dire, ne lo quali pai-ole io conchiudesse tutto ciò che inteso avea da questo donne; o però cho volentieri l’averei domandate, se non mi fosse stata riprensione, presi tanta matera di dire come s’io l’avesse domandate ed elle m’avessero risposto.

7. 0 anche audire di lei (W di lei udire anche, C vdire di Ui anche, A anche adudire di Ui). 0. k le quali, 0. k doveva lejrgore men Marei, perchò coni leggo K, e Am ba non tarei, ubo dlfHcllmento xarebbo potato u&scoro da uu mi tarei: T ha mi. Ancbo p men tarei; ma tutti gli alfxl Uati mi (M V me) tarei. 14. b Et agretto j k dicottoro.

16. fi (eccetto A) omotto donne. 10. a auemo noi. 17. k diceano dipoi. 23. k hoIo ha tanta.

23. PRE8I TANTA MATERA DI DIRE. Mantengo tanta sul fondamento dol solo k, perchè mi par più facile l'omissione in più codici anche indi pendenti di un vocabolo che può parer superfluo che V inserzione di esso in un solo Ms. E superfluo il tanta può parere, ma non è.

L*autore ha già detto : « pensando propuosi di dire parole, a c c i ò che degnamente avea cagione di dire, ne le quali parole io conchiudesse tutto ciò che inteso avea da queste donne ». Quale sarà la materia del suo dire lo ha così espresso; vuol anche determinare come foggerà poeticamente la detta materia, e soggiunge: «e però che volentieri l’averei domandate, se uon mi fosse stata