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42 VITA NUOVA XVIII 2-5 donne. La donna che m* avea chiamato, era donna di molto leggiadro parlare; sì che quand’io fui giunto dinanzi da loro, o vidi bene che la mia gentilissima donna non era con esse, rassicurandomi le salutili, e domandai che piacesse loro. Le r> donne erano molte, tra le quali n’ avea certe che si rideano tra loro. Altre v’erano che mi guardavano, aspettando che io dovessi dire. Altre v’erano che parlavano tra loro. De le quali una, volgendo li suoi occhi verso me e chiamandomi per nome, disse queste parole: « A che fine ami tu io questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, chè certo lo line di cotale amore conviene che sia novissimo». B poi che m’ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte l’altre cominciaro ad attendere in vista la mia risponsione. Allora dissi queste parole loro: « Mais donne, lo line del mio amore fuo già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, ed iu quello dimorava la beatitudine, chè era fine di tutti li miei desiderii. Ma poi cho le piacque di negarlo a me, lo mio segnore Amore, la sua merzede, ha |)osto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote 20 venire mono ». Allora queste donne cominciaro a parlare tra 1. a c quella ehnncuea. I. k era dimoilo gentile parlare e leggiadro. 2. p a loro.

7. k uerano »iinilglìanfeinentr eie parlavano. 14. k loro quelite parole. 16. k b la fine, ohi) Ntarobbo uffnalmento bono, ma fioco prima unoh'c&Ji: lo fine. 16. M la ealute, ma iu XIX 20, olio richiama n quelito punto, (otti <T muorilo lo ealulo. 10. a beatitudine del fine. 18. a aposta.

c per iscambio fra i segni della n e della r e fra le lettere non.

2. Forse k avendo scritto per trascorso gentile parlare invece di leggiadro pvolle poi aggiungere anche il leggiadro del testo, congiungendolo a quel die aveva scritto, con e.

16. la beatitudine, chè bua fine. A legger la beatitudine del fino non pare che se ue possa trarre buon senso, a meno che non s’intenda 1 quella beatitudine che deriva dal fine o compimento o so- disfacimento di tutti i miei desiderii \ Ma sarebbe strano modo d’esprimersi, e l'autore stesso in XIX 20 mostra che altro fu il suo pensiero: «ricordisi chi ci legge, che di sopra ò scritto che lo saluto di questa donna... fue tine de li miei desiderii, mentre eli’ io lo potei ricevere*. Sicché fine di tutti li miei desiderii è, nel passo in questione, il saluto. Basta questo a fare scartare anche altre lezioni proposte, con debolissimo fondamento nei testi, come la beatitudine ehe è fine e la beatitudine e il fine.