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vita nuova viii 6 - 7 19

Audite quanto Amor le fece orranza,
     ch’io’l vidi lamentare in forma vera10
     sovra la morta imagine avenente;
     e riguardava ver lo ciel sovente,
     ove l’alma gentil già locata era,
     che donna fu di sì gaia sembianza.


Questo primo sonetto si divide in tre parti: ne la prima chiamo e sollicito li fedeli d’Amore a piangere e dico che lo segnore loro piange1, e dico «udendo la cagione per che piange», acciò che s’acconcino più ad ascoltarmi; ne la seconda narro la cagione; ne la terza parlo d’alcuno onore che


dare tutti quei pregi esteriori che in una donna giovane sono richiesti oltre alle doti morali e intellettuali, che costituiscono l’onore nel suo più largo senso. Ma se è tolta così la difficoltà del senso, resta sempre quella dello scarso fondamento della lezione fora nella tradizione manoscritta. Il contrario avviene per sora o suora: concordando in essa b s ed alcuni Mss. di x, fra cui M, sembra avere il favore di tutte le tradizioni; ma per il senso è poco sodisfacente. Vero è che anche Lapo Gianni dice della sua donna (‘Dolce il pensier’. v. 8): d’Amor sorella mi sembla al parlare; ma Amore è personificazione tradizionale, non così l’Onore; e, d’altra parte, tutto il contesto dei due versi sembra portare a una frase finale che appartenga, non a gentil donna, ma a è da laudare. Anche quel maggiore accordo dei codici nel legger suora, sora, è cosa molto incerta, perchè facile è passare a siffatta lezione così da fuora, fora per la somiglianza della s con la f, come da soura, per il doppio valore della u, se non si pensi subito a sovra e s’aspetti invece dopo gentil donna un’apposizione. Scarso, come per fuora, è il fondamento ne’ Mss. (K T w) per sovra, che, riferito a lodare, potrebbe dare, credo, lo stesso senso di quella prima lezione intesa al modo del Casini (è da scartare l’interpretazione del Parenti, riferita dal Torri a p. 120, secondo la quale il poeta mostrerebbe di stimare «l’avvenenza superiore all’onestà»). Ma per sovra si può far valere una considerazione. Mentre per fora e sora un senso facile e buono (a non andar tanto per la sottile) si presenta alla prima, per sovra il senso non è, se non vien fatto di riferirlo subito a laudare, ovvio, nè, se s’intende come il Parenti, sodisfacente; sicché ogni copista può avere avuto la spinta a correzioni, per sè facili, come soura in suora e fuora: e siamo quindi indotti ad applicare il principio della lectio ‘difficilior’, che ha in questo caso il vantaggio di avere nella tradizione manoscritta più

  1. k 7 dice del singnore loro che piange.