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     Amor sente a pietà donne chiamare,
     mostrando amaro duol per li occhi fore,
     perchè villana morte in gentil core5
     ha miso il suo crudele adoperare,
     guastando ciò che al mondo è da laudare
     in gentil donna sovra1 de l’onore.


codici, e che non è disforme dall’uso del tempo, come appare dai seguenti esempi: Furono due nobili cittadini di Vinegia, ch’ebbe nome l’uno messer Matteo e l’altro messer Nicolao (I viaggi di Marco Polo, ed. Bartoli, Firenze 1868, p. 1); - e questi due modi ell’uno (=l’uno) è contrario all’altro (Le antiche Chiose anonime all’Inferno di Dante secondo il testo Marciano, ed. Avalle, Città di Castello 1900, p. 90); - e ’l popolo trasse al palagio d’Uguccione e rubaronlo tutto, e alquanti di sua famiglia fue chi morto e chi preso (Storie pistoiesi, Firenze 1578, p. 61). Cfr. anche al Vocabolario sotto che, relativo (Manuzzi § 4; Crusca5 § VII): Franc. Sacch. nov. 101, Passava da un romitorio, dov’erano tre giovene remite, che l’una era bellissima quanto potesse essere; Vita S. Dorot. 128 (Legg. SS. M. 4, 128), Mandolla a due cristiane rinnegate, che l’una avea nome Crista, e Valtra Callista.

6. sovra de l’onore. La lezione preferita dalle stampe è fora o fuora; sovra è dato soltanto da Bisc., dagli Edd. Mil. e, quantunque S abbia sora, anche da Pass.1; sora o suora non ha trovato grazia neppure fra i riproduttori di K (Cas., Pass.2, Beck, Melod.), sebbene sora sia proprio la sua lezione, benché in rasura, e non fora. Fora o fuora ha ben scarso fondamento nei Mss.: si trova in Mgl. VII, 722 e Str. 170, ma non è sicuro che risalga fino a k, perchè la lezione originale di K doveva essere, com’abbiam mostrato, diversa, e T ha soura e b, affine di k, ha suora. Si trova pure, fuora, in Barb, ma tutti gli altri testi del gruppo hanno sora o soura. Quanto al senso, leggendo fora, i più hanno inteso: «guastando, fuor dell’onore che non può dalla morte ricevere detrimento alcuno, tutto ciò che al mondo è da lodare in una donna gentile, cioè la gioventù, la bellezza ecc.». Ad alcuno però, l’esclusione del l’onore dalle cose che possono essere guastate dalla morte, affermata in quel luogo e a quel modo, è parsa, e forse a ragione, inopportuna. Se non che il Casini ha proposto una diversa interpretazione: «guastando ciò che, oltre l’onore, si deve lodare in una donna gontile». Sarebbe un modo indiretto di ricor-

  1. b suora; s sora. K sora, ma poichè lo prime due lettere sono in rasura e T ha soura, è probabile che così leggesse anche K, e non fora o fuora, poichè in tal caso, per ridurre la lezione a sora o suora, sarebbe bastato la radura della prima lettera; invece Magl. VII 722 fora. Stroz. 170 fuora. Non certa è anche la lezione di x, avendo M sora (corretto posteriormente in fora), M2 sora Barb fuora, w saura (W fra le linee suora, e in marg. al’ sora), P Mgl Co sora, e A suora. Anche i testi del frammento descritto sotto il n° 40 (cfr. p. CCXLVII) hanno sora.