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xxxii | introduzione |
quinterno e il quarto; pure in questo l’inchiostro è più nero, la scrittura è più serrata, contenendo ciascuna pagina (meno le ultime due) una, due e fin tre righe di più; sicchè scritto di seguito al quaderno terzo non è certamente. Anche il confronto tra i due testi della canzone Voi che intendendo conferma la diversa origine, essendo molto differenti.
La Vita Nuova ha in testa: Incipit illibro della nuoua uita di date, e in fine: Explicit liber noue uite dantis. Oltre la grande iniziale in rosso con rabeschi violacei a principio dell’opera, ha iniziali miniate, più piccole, ordinariamente ai capoversi delle poesie e al riprendere della prosa, sia divisione o narrazione. Tra la divisione e il riprendere della narrazione, nella prima parte dell’opera, non c’è distinzione se non al § XIII, che comincia, facendo capoverso con lettera miniata; al § XXIII, che, pure a capo verso, ha un’iniziale maiuscoletta in inchiostro nero ma tagliata con lineetta rossa; al § XXV con un semplice ritorno a capo e una maiuscoletta in nero; al § XXVII con un ritorno a capo e l’iniziale miniata; e così pure, terminata l’allegazione del passo di Geremia Quomodo sedet nel § XXVIII, al ricominciare del volgare, e, senza ragione, anche in fine della narrazione del § XXXIII, alle parole Questa canzone e questo soprascritto sonetto, ecc.
Il copista non appar molto avveduto e accurato; sono anzi frequenti i frantendimenti di parole e le omissioni sia di frasi, sia di voci, sia di lettere, e fin dei segni d’abbreviazione, specialmente per la nasale: una lunga lacuna si ha dal § III 3 (una maravigliosa visione....) al § IV 1 (....del tutto celare). A molte di queste trascuranze ed errori ha rimediato una mano che, quantunque cerchi d’imitare la prima, appare assai posteriore, ponendo i segni d’abbreviazione e aggiungendo fra le linee o in margine le lettere, i vocaboli, le proposizioni mancanti: la lacuna grande però non è riempita.
15. | Bibl. Nazionale di Firenze, Magliabechiano VI, 187 |
Cartaceo, della seconda metà del sec. xv, di cc. 76 num. (ma sono 77, per essere ripetuto il numero 7), più 5 bianche in fine, legato in assi ricoperte di pelle con fermagli, ora mancanti. Fu già della libreria Strozziana (n° 250 dei codici in 4°); e prima appartenne ai Pigli, come mostra l’arme loro a c. 1a, e facea parte come indica il n° 95 quivi apposto, di una collezione non piccola di Mss. E avvertì già il Casotti (Prose e rime de’ due Buonaccorsi da Montemagno, Firenze, stamp. di Gius. Manni, 1718. p. xlvi), essere il codice «uno dei tanti scritti di mano di Giovanni di Jacopo Pilli».
Contiene nei primi cinque quinterni (c. 1a-46b), rimanendo in fine di essi tre carte bianche, la Vita Nuova, che ha per titolo: Cho-