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vita nuova iii 11 - 15 11

5 Già eran quasi che aterzate l’ore
    del tempo che onne stella n’è lucente,
    quando m’apparve Amor subitamente,
    cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor tenendo
    10meo core in mano, e ne le braccia avea
    madonna involta in un drappo dormendo;
    poi la svegliava, e d’esto core ardendo
    lei paventosa umilmente pascea:
    appresso gir lo ne vedea piangendo.


Questo sonetto si divide in due parti; che ne la prima parte saluto e domando risponsione, ne la seconda significo a che si dee rispondere. La seconda parte comincia quivi: Già eran.

A questo sonetto fue risposto da molti e di diverse sentenzie; tra li quali fue risponditore quelli cui io chiamo primo de li miei amici, e disse allora uno sonetto, lo quale comincia: Vedesti al mio parere onne valore . E questo fue quasi lo principio de l’amistà tra lui e me, quando elli seppe che io era quelli che li avea ciò mandato. Lo verace giudicio del detto sogno non fue veduto allora per alcuno, ma ora è manifestissimo a li più semplici.


il su). Quella ch’io accetto è di b e di x (M: riscriuano suo, Barb: ristaua suo, w: rescriua su) e, per rescriuan, anche di λ (riscriuan lor; k avrà inteso e diviso male un originario rescriuansuo: s a questo punto è difettoso in tutti i codici. Le parole che seguitano salute in lor segnor rendono preferibile anche qui il plurale.

2. n’è lucente. È la lezione in cui s’accordano i capostipiti. La variante è più lucente, data dalla Giuntina e accettata da Serm., dal Torri e dal Witte, non ha riscontro nei Mss., se si eccettua Ash. 679, che per le rime deriva dalla Giuntina stessa e che quindi non ha valore di Ms. La lezione introdotta dal Biscioni (è nel lucente), oltre che del suo codice, è di tutto il sottogruppo b e deriva dalla lezione regolare scritta nella forma nellucente e letta non n’è llucente, ma nel lucente, onde anche la necessità di aggiungere è.

19. detto sogno. La lezione sonetto introdotta dalle prime stampe è soltanto di b. Da questo passò come variante marginale in P, che nel testo, invece di sogno, legge segno; prese posto accanto a segno nel testo di Mgl (detto sonetto, segno); soppiantò addirittura segno in Co. Parve al To-