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manoscritti xxxi

le prime tre a due colonne, il resto a tutta pagina, e solo il tergo dell’ultima è bianca. La Vita Nuova è compresa nelle carte 1-15, cioè in due quinterni (il 1° di tre fogli e il 2° di quattro) e nella prima carta del terzo (quaderno, ma la carta ultima è stata tagliata, lasciandone tanto che potesse il foglio esser cucito cogli altri). Alla Vita Nuova seguono nelle cc. 16-25. cioè nel resto del 3° quinterno e nel 4° (duerno), buon numero di rime di vari autori, per lo più anepigrafe:

16a. Donna mipriegha perchio uoglio dire
Po[i] che didoglia cor conuien chiporti
16b. A homo che cognosce tegno chaggia ardire
Cosi nelmio parlare uoglo essere aspro
17a. Amor tu uedi ben che questa donna
17b. Io sento si damore la gran possanza
18a. Io son venuto alpuncto della rota
18b. E miincresce dime siduramente
19a. Poscia chamor del tutto malandato
19b. La dispietata menteo che pur mira
Tre donne intorno alcor mi son uenute
20a. Doglia mirecha nelcor ardire
21a. Voi chenten[den]do il terzo ciel mouete
Le dolce rime damor chio solia
22a. Amor che nella mente miragiona
Al poco giorno et al gran ciercho dombra
22b. Amor che muoui tua uertu dalcielo
23a. Amor poi che conuien pur chio midolgla
Eran quel giorno che lalta reina
23b. Voi che intendendo ilterzo ciel mouete
24a. [Contra coloro che disiderano innamorare]. Magnificando
amore per lo tempo passato
A fine diriposo sempre affano
24b. bindo bonichi. Mostraci ilcielo pro et dacci danno
E mostra cenni che follia tadestri
Meser cino. Dante quando per caso sabandona
Dante. Io sono stato conamore insieme
25a. Dante. Por chio non truouo chi comeco ragioni
Meser cino. Dante inonso in qual arbergo suoni
Cenni chi a uoler poder non aue

La tagliatura della carta in fine del 3° quinterno dà a credere fosse rimasta bianca e il codice finito: se così non fosse ci s’aspetterebbe anche in fine di questo quinterno il richiamo a quello seguente come è in fine dei primi due. L’aggiunta posteriore degli ultimi fogli e la ripetizione della canzone Voi che intendendo fanno supporre che le rime contenute in essi derivino d’altra fonte: non ci sono notevoli differenze esteriori, di scrittura e d’ornamentazione, fra il terzo