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CCZ.XXXII INTRODUZIONE sapemo, e M 8 To anche in semo (il siamo di K sani quindi da scartare). Acwuitu alla forma debbo, si ha in tutti i testi dei,'dee, deono (To in XII 11, forse per togliere il forte iato, che ti deuc, e anche M chetate = chet[id]eue). Generalmente in poesia face, ma in dne casi, richiesto dalla misura del verso, fa; e fa in prosa.
Anche atte, iu rima con grane, ma in prosa a; indifferentemente po può e potè puote (To però suol ridurre puote a può). In XXVII 4 K M To tolte, S tolse per errore, chè auche V legge tolte. Costante in M (fo) voi, tranne che in XIX 6 io non uo ; K cinque voi e quattro no ; S To sempre no. Per la 2ft pers., K tre uuoli (rifatto su vuole) e un volli = vogli ; M tre noli e un nuoti; 8 voli, volli, uogli e uo.
Tengo come presente in XV 6 vide, videt, in rima con sorride (meno certo in XXI 8): cfr. Gaspary, Scuola siciliana, p. 188; Nannucci, Analisi critica dei verbi, p. 737; Chiaro Davanzali, i Troppo agio fatto ’, Vat. 3793, n° ccviij, st. 2*, io sono bene come quelli che si vide | nelagna jnjino adenti emore disete ; Guittone, Rime, I 6, n° III, tc prenda | di me cordoglio poi morir mi vidi; Cino da Pistoia, ‘ Madonne mio % Però, madonne, qualunque la vide, 0 per via rincontriate o per sentieri, Restatevi con lei ; Simon Ciati * Deh dolce signor mio ’, Vat. 3214, n° 194, questa crvdcl donna che m’uccide \ quand’i begli occhi suoi guardar mi vide.
57. Imperfetto. - Abbiamo in rima i soliti facia, piangia, conoscia, vivi a, ridia.
58. Futuro. - dicerò in XXXI 9, voluto dal verso, e «inindi anche nella citazione di XXXI 4, secondo tutti i Mss., e poiché in XXVIII 3 M 0 V hanno dicero e S dicere, e solo K To dirò, V uso comune della line del Dugento, i frequenti dicerò della Commedia (Inf. XVIII6, Par. XXVIII 62 e 88, Inf. Ili 45; cfr. Convivio 46* si dicera, 46*’ dicerebe), ci incoraggiano ad adottare anche qui la forma piena. KS mosterra (in Convivio mostcrra 91, mosterro 26d, acc. a mostrerò 33°, mostrerà 35*’); e K anche un scriverro contro due.scriverò, e S un trouerrai (per analogia con verrà, converrà; mosterrà; ecc.).
59. Perfetto. - ci, ebbi, comunissimo nel Dugento iu verso e iu prosa, vien dato in XXIII 3 da M S, e in XXXIII 1 solo da M : cfr. Nannucci, Analisi critica dei verbi, p. 499; Caix 244; Inf. I, 28 Poi ch'ei posato. S vidde, ma K M To uide, e sto con quest’ultimi testi, nonostante il viddi di Inf. VII 20, perchè è caso unico anche iu S. E sto con M S To per volle in XXV 6; ma noto volse dato da M.
perchè anche questa uscita è comunissima : nella Commedia si trova in rima volle e volse. S To fvron(o) (una volta furo, voluto dal verso, e S un' altra fuoro); K M sempre fuoro, tranne che in XXIII 22 fuoron si smagati (e così anche 0). Accanto ad appo mero, più comune, si trova (XXV 4) anche apparirò, -rono (v. num. 55 c).