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OCLXXX iNTHonrzroNK S. Gii io 5A scnon sine narra correnti ere, 26b se non si no rimanesse; ecc.): S To sempre se ne, . 1 53. Dimostrativi. - Da notarsi: XIX 2 K se stesso per*il femm.
sing. (S M To se stessa ; V però se stesso); XXXV 3 8 se stesso e K loro medesimo per il masoli, plur. (M To se stessi); XXVI 15 K 0 To loro medesimo per il femm. plur. (M solo loro medesime; 8 ha una lacuua, ma V loro medesmo), Anche in buoni codici della D. C.
ho notato se medesmo r se stesso per il femm. sing.; e così in Guittone, Lettere, 29, siate gelose di voi medesmo; Stat. di Calunnia 282 per loro medesimo (consoli) ; fra Giordano 25 dalla parte di noi medesimo (cfr. auche Frane, da Barberino, Doeum, dfAmore, ed. IJbal- dini, tavola, a ‘ se stesso’; Nannucci, Teorica dei Nomi, 322, 761).
54. Pronome e aggettivo indefinito. - K quattro volte su cinque altre per altri, pron. sing., ma par estraneo, come ho già detto, all’uso propriamente fiorentino. K neun ora, neun nemicho, ma gli altri codici nulla nolta, nullo nemico (cfr. Convivio 24 nullo e più amico, 6U 7° nulla cosa, 13a nullo nieya, 22’* nullo uiso, ecc.).
VERBO 55. Desinenze. - a) Presente indicativo e soggiuntivo. 2n sing.
ind., caute, in rima (XII 10), secondo K 8 M (To cernii : daiwnlj, ma Yj in * dananti 1 ò rifatto su un c) ; sconforto in XXIII 18 dato solo da S To, ma voluto dalla rima (: forte). In ire altri casi (XII 4, XXII 14, XXII 17), neirespressione perchè piangi tut9 1’ -e vien data soltanto da M, e stiamo quindi coi codici toscani, che se danno frequenti esempi di w» per la 1* coniugazione, raramente ne porgono per le altre (cfr. Parodi, La rima, 125-6). Si può invece accettare, nel congiuntivo, aggie portato da K (XII 15), laddove M To ha dgi e S abbi, e uade (XII 10) dato da K S. Un po’ d’incertezza lascia dichi, tu dica, perchè, su tre casi, in uno (XVIII 6) M, e in un altro (XIX 13) K M, hanno diche (cfr. Inf. XXV 6; ma Vat2 in XIX 13 dichi). In XII 7 comprendi è invece di tutti i testi. Non fa maraviglia nel fìorentinissimo S sacordono. di fronte al saccordano di K M To ; e neppure in VT1 6 celar e in XXXVI 5 consumar, per la 8* plur. indicativo, secondo K (cfr. Inf. III 40 cdceiarli i ci eli f e, per l’imperfetto, Purg. II 45; v. Bull, d, Soo, dant, ital., N. S., Ili 127, IX 103, XII 8), ma poiché la desinenza ordinaria, secondo tutti i codici, è -«no, a quella ci atterremo. - h) Imperfetto indicativo, -ea, -cano per la 2* e 3' coniugazione; -i«, -jano per la 4a, secondo K 8 M 0; -eua, -euano ecc. per eccezione di questo o quel copista (in To avviene iuvecc il contrario), o quando occorre per la misura del verso (XXII l 20 diceuan K M To, XXIII 22 giua K M 0 To, XXIII 26 diceua ORTOGRAFIA CCL