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CCLXiV e To ancho raguardaiia, ma provalo in tutti per lo voci di questo verbo rig-. K S (To asemprare o asemplare (M di | sciupi are) , nyi in nessun codice asemplo. Qualche caso di pietosa e pia tosavi ente in S o in M (piatosa anche iu 0), e in B anche un piata sperso fra innumerevoli pietà, piotate, -àc (anche 0 piotate). Tutti e sempre giovane, tranne To in XIX 18, ove si legge gioitine. - Costante è do- nello voci del verbo domandare in K, e anche 0 ha domandauano e domandato; ma in M S si trova di-, de- in numero quasi pari a do-, e anche in To non mancano casi di di-. K To uolontieri nei $ XII e XXXI e uolentieri nel $ XXII, M uolontieri, S uolentieri.
In M dilessi o deureste, ma può esserci influenza del dialetto del copista (Caix 66) ; K S To dovessi e douresti. K bietta e sette volte bieltate, -de, contro due bcltatef e bieltate anche 0 in XXXIU 8 o bieltade in XXVI 10; ma negli altri codici si sostituiscono le formo più comuni: M beltà, otto volte beliate, -de, o una volta sola biaU tade ; S beltà, due volte bilia e sette biltote, -de ; To sempre hi Ita te o bilta. In Vat2, invece, come in K : 806 i Donne che avete 307, 309 biella, 309, 310 bieltate ; e cfr. Caix 67, $ 27. - In postonica: angiolo in II 8, ma angelo iu XXXIV 1, secondo tutti i Mss.; per an- geli, su sei cari duo soli angioli in S, che ha, lo sappiamo, tendenza alle forme più volgari.
10. 1.- Conservato in dìctatori (anche da O; Rett-.1 * 2 sempre dictarc, diciatti, dictatori), litterati (M To leetcrati; anche in Convivio licterati, liv ter ut a, lictcralc), inimica (XIII 6; ma nemica, quattro volte - tranne che ini una, XIII 10, M To leggono inimica - e nemico).
K due volte tristitia e sei trestitiar S Irò contro cinque, M To sempre tristitia, 0 tristitia e (restia (= tres[ti]tia); K To, due volte, mestiere, oscillanti gli altri testi; in XXIII 10 K To mestieri, esequie, M misteri, S mistieri (Rubr. Uff. Priori 72b «non nudano.... a mestiere»); K To degno, cioè 1 degnò', e degnato, M digno di ugnato, S digito (manca l’altra voce); K S To dengnamente, M di guarnente. Prevalgono in K M uertu, uertute ecc., ma non in S e To (anche O nirtute; in Vat2 sempre uertu uertute uertudiosa) : nei Ire esempi di uirtuosamente solo K lia uertuos-, K dà uergilio, S àgi Ho, gli altri uirgitio (ancho O); in Convivio l’uua e l’altra forma; nella Commedia prevale la seconda, ossia, per quel tempo, la dotta (cfr. R. Sabbadini, Dante scriverà « Virgilio » o « Verg ilio », iu Gioru. stor. d. lett. ital., XXXV 456).
Costanti maraniglia e simili in K e To e quasi costanti negli altri ; simigliatila in tutti e quattro, ma similiante solo in M 0 To (Convivio 34'1 si migliati temente). In XI 2 deboletti secondo tutti i testi; e anche iu III 7 deboletto può accettarsi sull’autorità di K e di To, benché M legga debelecto (in S manca il passo); e si può accettar debole nei due casi ove tutti e quattro i testi leggono a quel modo, ORTOGRAFIA CGLXV