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ZIONE certezza su questo punto: in Vat- può puote allato e più spesso di po potè) in prevalgono le forme non dittongate; nel Petrarca «consueto è po acc. a potè; di rado può.... e puote..., e sempre di mano del copista » (Giannuzzi-Savelli 5). Abbiamo duolo in tutti i nostri codici, ancho in 0, e così riscuoto ; per figliuola (XXXI 17) fa eccezione M, che ha anche in prosa figliola. In prosa: Costante si può diro in K M S propunsi (su venticinque casi un nolo pi'oposi in M) ; e K S concordano pure per riepuosi. rispuose, mentre M a un caso con dittongo ne contrappone uuo senza (pi'opuosi, rispuosi anche in 0, ma rari son rimasti in To i dittonghi). Su veutotto casi ho contato per cuore una sola eccezione al dittongamento in K, sei in S, quindici iu M, nessuna in To ; cuori, tre volte, in tutti e quattro.

Incertezza è in K S M fra buono,-a e hono,-u, nuoua e nona: solo To ha sempre il dittongo. E dii pure costantemente uomo, ma negli altri c1 è un po’ d’oscillazione, con prevalenza però della forma dittongata : anche 0 nel caso che presenta, ha huomo. Al plurale tutti huominì, tranne che S in XXII 3 legge kuomini con liomini (cfr. anche Wiese 278).

5. I. - M solecito, ma K S To sollicito, che è la forma usuale (sol- licito, so Ilici tornente, sallici tare) nel Convivio e nelle altre scritture fiorentine da noi riscontrate. K To messo (Vili 5), ma S miso, M viisso: cfr. Inf. XXVI 54, Par. VII 21.

6. U. - In XX 7 produtti è lezione di tutti i codici. M ha due volte condutto (nella D. C. in rima sempre condotto), e in XIX 9 Mimmo, ma è da credersi, almeno condutto, per influenza del suo dialetto.

7. Dittonghi. - lauda K e laude S M To in XIX 4, cioè in poesia ; e poco appresso, pure in poesia (XIX 13), K M To loda, ma S e Vat2 laude: in altri quattro casi di prosa loda iu tutti concordemente.

Non esito a scriver (ire in XXIIT 24, quantunque K S abbiano arie.

M S aire e To aere. Il Caix ($ 86) dice che aire « dovettero scrivere Dante e Cino, benché le stampe diano are »; ma la pronunzia, in rima con tremare, doveva essere are, e anche questa scrizione era allora usata (Vat. 3793, n° ccxlij, Chiaro Davauzati, « la chiara ara sereua»; Kc 96, Cavalcanti, «1 are», in rima con parlare; Barb.

XLV 47, n 138 «1 are», in rima con apare).

VOCALI ATONE 8. A. - Al } XVI 9 gucrire, in poesia, è di tutti i codici.

9. E. - La spiccata tendenza del dialetto di M a conservare l'c nelle protoniche e nei prefìssi ci deve far diffidare di quel codice.

Tuttavia 1? e rimane inalterata in parecchie voci anche secondo K :