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COLSI To por priego. E To ha anello preghiero e fier in poesia, ina K 8 M pregherò (M pregerò) e fere: tntti feron, 8 ha chierer e To chieder, ma K concorda con M in eherer; o S ha anche chiesta, iu poesia, ma gli altri tre chcsUt, che era anche della prosa (cfr. Rubriche cit. 73* richeste relazioni, 74* richesH). S mei spiriti (XIV 5 in prosa), K spiriti tinti (XIV 8 in prosa), M dileeU mei (XIX 8 in poesia) ; ina generalmente miei dovunque. Quanto a mìo, solo meo core a IH 12 secondo K M (lacuna in 8) e a XXXVII S secondo K S, meo se- ffiiore secondo M a XII 10; ma poiché sono casi in poesia, P influenza della scuola sioilhina si può esser fatta sentire. l)eo è conservato come esclamazione in VII 4 da K S To (1) e in XXXVIII 2 da K, e da 8 in II 8, dove per il tono solenne cho ha ivi la citarono omerica, può stare. E lo mantengo medesimamente negli altri duo casi, perchè anche nel Tesoretto (Wiese 200) si osserva che Dio è costante quando si ricorda l’onnipotente, ma nello esclamazioni è dato dalla maggioranza dei codici ai deo. Di tutti i nostri testi è cria (XV 6, in poesia), da *rriea.

4. 0 od U07- Tendenza generale alle forme non dittongate nella poesia e alle dittongate nella prosa. Coni nel codice Laur. Red. 9 |>er le lettere e le canzoni di fra Guittone : « in queste il dittongo è l’eccezione, in quelle la regola» (Caix 79). S, soggetto più degli altri all’efficacia della pronuncia nativa, inclina assai alle forme dittongate anche in poesia, e con 8 gareggia To. Ma veniamo ai particolari. In poesia: core, cori (ci sono eccezioni in S e 0; core e cori usa pure il Petrarca, v. Giannuzzi-Savelli 5, Appel 163, e cfr.

pure Wiese 276), loco, foco (preferiti ancho dal Petrarca, Giannuzzi- Savelti 5, Appel 163), pose, dole (il Petrarca «sempre dole, quindici volte», Giannuzzi-Savelli 5), more (To in XXX1LI 6 muore), smore, e anche moia o mora (solo S muoia), noto, sono, omo (su sei volte fa eccezione due volte K, XIX 14 e XXI 2, e quattro volte, dove la parola occorro tronca, To; in Vat2 più spesso omo om, ma ancho uom). K M concordano ancho in trova, retroua, trouo, mono, bono-a, nono-a, proua (S ha lo prime quattro voci dittongate, ed è incerto per lo altro tre). Due volte fore e una fora in rima socondo tutti i codici, ma per entro il verso fuor fuori accanto a fori secondo K M, e sempre fuor secondo S To : anche il Petrarca in rima ammette soltanto la forma non dittongata, e l’una e l’altra nel verso. Costante in S può puote; negli altri si trovano (o in K e M prevalgono) po potè accanto alle fonile dittongate. C’ è grande in- • (1) In To veramente l’o è espunto, ma il trascrittore espunge regolarmente in poesia le lettere cho formerebbero late o rollerebbero la misura del verso, per avvertirò «rito non vuuno pronunziate.

CCLXII INTRODU