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CCXLVIII INTRODUZIONE sia del 1* appendice, porterebbero a quel sottogruppo di ba cbe abbiamo chiamato* N&c, e più precisamente a More. it. IX 191», ma data la mischianza di tradizioni che è avvenuto nel codice Marciano, può ben darai che l’editore della Giuntina aia ricorso a quello stesso codice - o a un suo affine - al quale ricorse il Mezza barba per correggere la tradizione di b, perchè perfetta corrispondenza, anche nelle lezioni simili, fra il codice Marciano e Vedizione non c’è, e i codici veduti da chi curò la Giuntina furono parecchi (1). Che egli abbia riscontrato, per correggere il testo fondamentale, anche Mss. di famiglia diversa da b, e anche da a, risulta in modo sicuro, trovandosi riempite le lacune di 1) e registrata fra le varianti la lezione faceva lag rimar, che è di P, in XXXVII 6; e qualche altra lezione ci porta anche al gruppo w (2). Ma non tutte le lezioni, sia del testo sia fra le varianti, hanno riscontro nei codici della Vita Nuova, o in quelli da essa derivati o di rime varie, che ci son noti: equi si ripresenta il sospetto se non s’abbiano nel testo della Giuntina mutamenti arbitrarli dell’editore. Per quattro casi abbiamo qualche elemento di discussione. Le lezioni a chi ’l vedesse (XXXI 15) e Ch'io facia (XXXV 5) hanno riscontro nel codice Marc, IX it. 191, e può esser quindi che siano state accolte nella Giuntina su qnel fondamento. TI trovar notato fra lo varianti di questa stampa Amor per sire e 7 cor per sua mar/ione fa credere che l’editore non abbia creato per congettura Amor pregiare il cor per sua magione (XX 4), essendo quella prima lezione limpida e sodisfacente. Quanto al quarto caso, a favore di di'affoghericno il cor (XXXII 5) il Toitì e, dietro lui, il Witte adducono la testimonianza del codice Rediano, che appartiene appunto a w, del qual gruppo qualche lezione si riscontra, come ahhiam detto, fra le varianti della Giuntina ; ma è uno dei tanti errori elei Torri, poiché Rediano legge che sfogasser lor; nè altro codice, eh’ io sappia, dà conforto ad affoghcrieno. Così nessun fondamento, per quello ch’io ho potuto vedere, riman nella tradizione manoscritta a più lucente (III 11), alle genti (VITI 9), in l'amorosa erranza (XIII 9), bricue (XX 4, in luogo di poca), ne gli occhi (XXXV 6), locare ne'sospiri (XL 10; cfr. Giuntina, c. 147b). Certo sarebbe ardito affermare sicuramente che siano tutti arbitrii dell’editore; ma al dubbio prudente dà ragione anche questo fatto: cbe dopo avere l'editore posto nel testo, a c. 12*, Certo lo core de’sosj>ir mi dice, cioè la lezione di tutti i Mss. noti, a c. 147b affermi che il de' è un errore dello stampatore invece di ne', e così consigli di correg- (1) Cfr. p. lxxvii. (2) VITI 8 vaila (cfr. tav, 46), XII 13 lo pronta (C: lonpronta, Wm: lo pronta), XXIV 7 En ciascuna (ofr. tav. 46).