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CLASSI PICAZIONE DEI TESTI CCXXXVII XL 5 ueduto decto oro. come et «linai cosi e dissi questo sonetto lo quale comincia 6 larga la larga o torna o riede XLI 1 mondassi con esse mandassi a loro con esse e de mio stato narra del mio stato 2 che io allora feci comincia cosi lo quale io feci allora oomincia 5 uede uide 6 a quella benedetta anima u quello benedette anime nella metaphisica $ nel seoondo de la metapliisica 7 parte quinta quinta parte 9 ancora più sottilmente più sottilmente ancora XLII 1 degniamente più degnamente 2 muoiono uiuono non fu mai mai non fu 3 piacchia cho sire piaccio a colui ohe o sire Anche A, conio p, presenta noi suo tosto alcune lezioni proprie della tradizione boccaccesca: (Tav. 59)

0s\ ni 15 manifesto | ^ VII 3 dolore j XII 13 al seruitore = mo. 16 sicura andare = kl-mo XIV 12 cocchia = b XVI 8 si subitamente che la mia uita = b XVIII 3 tignar da unno = b. xxm 7 E pareami = b. 20 confortiam = b3. XXVI 6 di onesta = k'-'-mc. XXXIII 8 et grande = b. XXXV 5 apparita = b (e anche k) XL 1 andana = me (cfr. tav. 23) Il fatto che tanto le lezioni introdotte in p quanto quelle introdotte in A provengono da b8 potrebbe far supporre che certo lezioni boccaccesche risalissero fino a z. Ma poiché ben poche sono quelle comuni a p e ad A (IX 13 per la tenui chauca di non scourire, XI 2 tremore, XV 1 Hchcrnexiole, XIX 8 a malnati - Co Mgl i malnati -, XX 3 dectato), e quelle di A derivano più propriamente da me, e quelle di p da altri Mss. di b3 (cfr. le tav. 57 e 59 a XII 13), è da credersi che tutti e due abbiano attinto alla tradizione del Boccaccio per proprio conto.