Pagina:Vita nuova.djvu/172

clxxii introduzione

tavv. V o XV); dei famosi codici di Terenzio (Laur. XXXVIII 17; cfr. Hecker, tav. III e VI) e d’Apuleio (Laur. LIV 32; cfr. Hecker tav. IX e XIV), di alcune carte dello Stazio contenuto nel Laur. XXXVIII 6 (cfr. Hecker, tav. VIII), del Commento ad Aristotile dell dell'Ambrosiana ( A 204, inf.;cfr. Hecker, tav. X, XIII, XIX, XX, XXII). Lo studio comparativo di tanti autograti ci ha rivelato non soltanto il tipo costante della scrittura boccaccesca, ma anche le varietà introdottesi in essa col volgere degli anni, poiché abbiamo codici che, come il Laur. XXIX 8 e il Terenzio, rimontano al 1348 o a quel torno, e altri che, come il Buccolicum carmen e il Genealogia, ci conservano, nei vari rimaneggiamenti, il carattere dell'ultimo decennio della vita del Boccaccio. Sono varietà notevoli, che alla prima potrebbero faranche dubitare dell’identità della scrittura; ma poichè s’avvicendano progressivamente fra altri elementi costanti, e non mancano codici che presentano insieme le line e le altre forme, così tutto si spiega, e le varie forme sono anzi indizio approssimativo dell’età dei codici. Così la y colla coda curvata a sinistra, la la r seguito a lettere pauciute che non abbia l’asta assai prolungata sotto la linea, l’a costantemente fatta a modo della nostra minuscola corsiva (a) e col secondo tratto un po’ smussato nella parte superiore, un maggior distacco della h dell'11 apice e della codetta «felle parti essenziali della lettera, e se la h è congiunta con Po, una compenetrazione assoluta della curva di quest’ultima lettera nella curva della h con distacco notevole dell'occhietto dell’e, l‘u maiuscolo rappresentato con U e con la seconda asta che si prolunga sotto la linea, l’a maiuscola senza nessun apice, indicano che la scrittura appartiene agli ultimi anni della vita del Boccaccio; la y invece colla coda curvata a destra o diritta, la r colla codetta esagerata, la presenza dell’a uncinata come nella stampa, e se si usa l'a corsiva, col secondo tratto franco e tutto d’un pezzo in linea piuttosto obliqua e in modo da fare in alto un angolo acuto, la forma V per l’u maiuscolo, e l’a maiuscola coll’apice in alto a sinistra, sono indizi che la scrittura appartiene a più antico periodo. To a chi lo confronti, anche nella riproduzione che diamo d’una pagina della Vita Nuova, coi più sicuri autografi boccacceschi, e specialmente coi più antichi, come lo Zibaldone laurenziano, l’Apuleio 1 ed il Terenzio,

  1. Nell'Apuleio il compendio di con è rotondo come un c rovesciato, ma si prolunga sotto la linea o quasi si ripiega a destra: e lo stesso avviene nel Commento ad Aristotele dell’Ambrosiana. In tutti gli altri autografi però si ha la forma di To.