Pagina:Vita nuova.djvu/17







Capitolo II

MANOSCRITTI




I codici della Vita Nuova che ci rimangono, o di cui abbiamo notizia, sono trentanove, compresi i frammentari; e quasi altrettanti sono gli estratti delle poesie, a uno dei quali è rimasta attaccata anche qualche riga di prosa.

1. Chigiano L, VII, 305 (K)

Il codice Chigiano L, VIII, 305, rimasto fin a questi ultimi anni sconosciuto agli editori della Vita Nuova, ha acquistato ora gran nome. Per la raccolta di rime antiche che, oltre il ‘libello’ dantesco, contiene, era veramente stato adoperato da più d’uno dei nostri eruditi sino dal Secento, e sotto il nome di ‘Ms. Strozzi’ fu citato spesso dall’Ubaldini nella sua Tavola ai Documenti d’Amore di Francesco da Barberino1, anzi dovendo, alla voce iuriste, dare esempi di desinenze -e nei plurali di nomi maschili cita espressamente la ‘Vita Nuova Ms. Strozzi’. E sempre per le rime, ne fu pubblicata la tavola dal Bartsch nel t. XI del Jahrbuch für rom. und engl. Literatur, e riprodotto diplomaticamente il testo nei volumi X-XII del Propugnatore da E. Molteni ed E. Monaci. Del testo della Vita Nuova primo a giovarsi fu nel 1885 il Casini, che lo riprodusse integralmente nella sua edizione commentata di quell’opera. È un codice membranaceo, ricoperto da cartoni rivestiti di pergamena verde con filettature d’oro e lo stemma dei Chigi, pure in oro, sui due lati, e col titolo Canzonero antico sul dorso. Una numerazione recente, quasi tutta in lapis, segna carte 130: le prime due bianche; delle quattro seguenti (queste sole cartacee) la 1ª e la 2ª



  1. Cfr. nelle mie Due noterelle dantesche (Firenze, tip. Carnesecchi, 1898, per Nozze Rostagno-Cavazza) «Il codice Strozzi di rime antiche citato dall’Ubaldini e dalla Crusca», dove si prova l’identificazione di questo codice col Chigiano.