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xvi | introduzione |
Era venuta 7c., lo quale à due cominciamenti. L’uno è:», e in margine: «Era venuta 7c. Questo sonetto à due cominciamenti, e però si dividerà....». - Nel § XXXV invece di «.... in questa ragione. E però che per questa ragione è assai manifesto, sì nollo dividerò. Lo sonetto comincia : Videro li occhi miei», si legge, nel testo: «.... in questa ragione, e comincia il sonetto Videro 7c.» e in margine: «Videro gli occhi 7c. Questo sonetto è chiaro, perciò non si divide». - E finalmente nel § XXXVI invece di «e dissi questo sonetto, lo quale comincia: Color d’amore, ed è piano sanza dividerlo per la sua precedente ragione», si legge nel testo «e dissi questo sonetto Color d'amore.», e in margine: «Color d'Amore 7c. Questo sonetto è chiaro, perciò non si divide».
Da questa trasposizione delle divisioni derivò anche il fatto, che alcuni copisti, avendo le chiose per superflue, e giudicandole forse di altro autore, le omisero nelle loro trascrizioni. Ed avvenne pure che alcuni altri, non avendo margine sufficiente, rimettessero le chiose nel testo, mantenendo naturalmente le alterazioni da esse sofferte sotto la penna del Boccaccio, e collocandole, per non aver atteso alla riferita dichiarazione di XXXI 2, sempre dopo le poesie, anche nella sezione delle rime dolorose.
Questo stato di cose è necessario aver presente per la descrizione e lo studio dei Mss. e delle stampe della Vita Nuova.
Occasione a divergenze fra gli editori e i commentatori della Vita Nuova ha dato anche la divisione dell’opera in paragrafi. Una vera distinzione di tal genere Dante non fece, tanto più che per ogni poesia pause spontanee s’avevano, ordinariamente, alla fine sia della narrazione, sia dei versi, sia delle divisioni; ma anche dove il racconto si svolge senza riferimento di poesie, pause e capoversi doverono all’autore venir fatte, anche se non ebbe una premeditata disposizione della materia. Un’edizione moderna non può far a meno di una più accurata distinzione in paragrafi e sottoparagrafi, e sebbene sia cosa esteriore, deve adattarsi quanto più strettamente è possibile allo svolgimento del trattato: onde l’opportunità di attendere alle divisioni date dai vari Mss. e di verificare se ci sia una tradizione costante.
Lo studio nostro sarà prima rivolto a cercare e riconoscere i Mss. e le edizioni che debbono esser poste a fondamento dell’edizione; quindi a determinare quali relazioni corrano fra i varii testi e quale sia il valore di ciascun testo o famiglia di testi per l’accertamento critico della lezione genuina nei luoghi dubbi; infine a fissare col sussidio dei più antichi Mss. un sistema ortografico che riesca, quanto è possibile, a rappresentarci fedelmente la lingua di Dante e dei suoi tempi coi segni grafici oggi in uso.