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classificazione dei testi clix

Ma per questo secondo caso non abbiamo la stessa sicurezza che pel primo. La variante del § VIII 11 è poco conclusiva, perchè così l’aggiunta come l'omissione della preposizione in tali costrutti è un fatto troppo ovvio (cfr. anche nella tavola delle varianti caratteristiche di Oxf XIV 10 e XIX 14). Pel § XIX 9, è da ricordare il fatto che l’amanuense di Oxf ebbe presente anche un Ms. di rime diverse di Dante, che trascrisse di seguito alla Vita Nuova, e che mancano in Mc: orbene, non è soltanto per la lezione sommo cielo ma anche, come abbiam visto (tav. 23), per la lezione la oue e un che Oxf s’allontana da Mc nel testo della canz. Donne che avete, e tutte e due le lezioni si hanno appunto nella sezione di rime dantesche che abbiam ricordato; e può esser quindi che il copista d’Oxf, poiché l'altro cielo non dava senso, abbia riscontrato l’altro suo testo di rime e preferito la lezione quivi rinvenuta. Le altre quattro lezioni poi sono secondarie rispetto al testo genuino di Dante, ma non rispetto al capostipite di Mc, perchè b ha appunto quelle quattro lezioni; e chi devia dalla tradizione degli ascendenti immediati non è Mc ma Oxf, sebbene questo, per caso, vada a riaccostarsi alla più comune e miglior tradizione: le quattro lezioni per conseguenza aumentano il numero delle prove contro la derivazione di Mc da Oxf, ma non valgono pel caso contrario.

A queste osservazioni, che eliminano l’apparente impossibilità che Oxf derivi da Mc, possiamo aggiungere prove positive di derivazione.

Al § VIII 6 Oxf legge giouan invece di gaia. Come mai? Ne abbiamo la spiegazione osservando Mc, dove gaia è scritto in modo da potersi prender per goua; e così mi lesse persona molto esperta di di cose paleografiche, messogli il codice sottocchio, a prima vista.

Al § IX 2 Oxf ha nonpo tano, e corretto di 2a m. poteano, aggiunta un’e fra le linee. Mc legge poteuano, ma l’e è fatta e congiunta col t in tal modo da parere che si debba leggere poteuano; onde possono spiegarsi quelle lettere senza senso in Oxf.

Al § IX 6 in luogo di ne dicessi Oxf legge le ne diciessi: ora Mc ha le diressi con una n sovrapposta alla prima e, e Oxf (non essendo il segno d'espunzione sotto la l, nè la n sopra la l medesima) dovè credere che invece d’una sostituzione della n alla l si trattasse dell’aggiunta di un ne dopo le. E così in XII 7 Oxf ha prima da un prima di Mc, trascurato il segno d’abbreviazione.

Ma più persuasivo è il caso offerto dal § XXV 3, al punto ove è detto che «anticamente non erano dicitori d’amore in lingua volgare, anzi erano dicitori d’amore certi poeti in lingua latina, tra noi dico, avegna forse che tra altra gente ecc.». L’amanuense di Mc trascorse dal primo dicitori d’amore a scrivere certi poeti in lingua latina tra noi dico; ma essendosi accorto subito dell’errore commesso,