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xiv introduzione


Più importante è chiarire un dubbio circa l’organismo dell’opera, al quale può dar luogo l’esame delle varie edizioni, e anche degli stessi Mss., perchè così nelle une come negli altri le divisioni o chiose delle varie poesie ora sono incluse nel contesto dell’opera, ora sono riferite nei margini, ed ora mancano affatto. È cosa sicura che nell’intenzione dell’autore le divisioni fanno parte integrante dell’opera, onde senza alcuna discontinuità si passa ad esse dalle narrazioni e dalle poesie. Nel § XXVI, dopo il riferimento del son. Tanto gentile si passa alla ‘ragione’ del sonetto seguente con siffatta dichiarazione: «Questo sonetto è sì piano ad intendere per quello che narrato è dinanzi, che non abisogna d’alcuna divisione; e però lassando lui, dico che questa mia donna venne in tanta grazia, ecc.». E nel § XXXI, volendo Dante mostrare il suo dolore anche con uno di quelli espedienti formali coi quali a lui piaceva accompagnare la espressione del suo sentimento, dopo aver narrato il suo proposito di sfogare il pianto dell’anima per la morte di Beatrice in una canzone, continua: «E cominciai allora una canzone, la qual comincia: Li occhi dolenti per pietà del core. Ed acciò che questa canzone paia rimanere più vedova dopo lo suo fine, la dividerò prima ch’io la scriva; e cotal modo terrò da qui innanzi»: prima e dopo non avrebbero significato se le divisioni dovessero incorniciare, dai margini, il testo delle poesie.

Ma a Giovanni Boccaccio essendo pervenuta la voce che Dante nell’età matura si fosse pentito d’avere così incluso nel testo le chiose o divisioni, parve opportuno, avendo preso a trascrivere la Vita Nuova, di ridurre l’opera conforme all’ultima volontà dell’autore. Difatti in un Ms. Laurenziano (XC sup. 136) che si dice scripto per lo modo che llo scripse messere Giovanni Boccaccio da Certaldo è attestato che «Dante le chiose che ci sono mise nel testo, e messere Giovanni ne lle cavò», assegnandone la cagione in una nota che comincia Maraviglierannosi. E questa nota, che ci vien conservata in questo stesso Ms. e in alcuni altri, riconferma espressamente che le divisioni o chiose erano state poste dall’autore nel testo e non nei margini («le divisioni de’ sonetti non ò nel testo poste come l’autore del presente libretto»), e che il Boccaccio le tolse sia perchè non gli pareva che stessero bene così mescolate col testo, sia perchè sapeva che Dante in età matura «si rammaricava d’aver inchiuse le divisioni nel testo»1

  1. Riferisco il testo completo della nota dal codice Laur. XC sup. 136, correggendolo nei luoghi errati col sussidio degli altri Mss. che la contengono: «Maraviglierannosi molti, per quello ch’io advisi, perchè io le divisioni de’ sonetti non ho nel testo poste, come l’autore del presente libretto le puose; ma a ciò rispondo due essere state le cagioni. La prima,