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edizioni | cxv |
Dovendo questa edizione servire per le scuole secondarie, ed essendo il Ms. lacunoso e assai scorretto, spesso ha dovuto il Passerini integrarlo e correggerlo col sussidio dell’edizione Casini. Ha però tenuto distinto con parentesi quadre tutto ciò che proviene da questa seconda fonte, e offerto in un’avvertenza a pp. xlvi-xlvii le vere lezioni del codice Strozziano. Se non che la trascrizione o la collazione del codice non è riuscita sempre fedele, e la lezione è generalmente ridotta a ortografia moderna anche più cbe non occorresse pei bisogni didattici delle scuole medie, onde perdiamo suoni e forme come merzede, poete, ei ebbi, ecc.; nè sono avvertite le lezioni in rasura o le corrette da altra mano (cfr. la mia recensione in Bull. d. Soc. Dant., N. S., V, 170-1). La divisione in paragrafi è quella del Casini.
Dichiara il Passerini a p. xvii: «per la presente stampa seguo la lezione ottima del codice Chigiano L, VIII, 305 già data dal Casini, e ora da me riveduta diligentemente sul manoscritto che la cortesia del principe Chigi ha messo, per lungo tempo, a mia disposizione». I mutamenti introdotti dal Casini nella lezione del Chigiano li mantiene tutti, anche là dove non erano necessari o era possibile corregger meglio: ha fatto eccezione per ostale, a cui, opportunamente, non ha sostituito ostello (VII 3). Mantiene i raddoppiamenti di consonanti nelle proposizioni articolate della nella ecc., mentre il Casini le aveva risolte ne’ loro due elementi de la ne la ecc., ma per ogni altro caso di raddoppiamento o scempiamento di consonanti segue il suo predecessore, e abbiamo quindi, poniamo, siccome ridotto a sì come, diffinita ridotto a difinita, avegna ridotto ad avvegna ecc. Gli sono sfuggite, come già al Casini, o gli son parse da correggere lezioni come tremare (XI 2, tremore), sì com’io credo (XII 11, se, com’io credo), che me non parea (XXIV 2, che non me parea), e ciascuna (XXIV 7, e ’n ciascuna), corpo, ancora (XXV 2, corpo e ancora), a presente (XXV 3, al presente), e in quella di sì (XXV 4, e in lingua di sì), vi stae (XLI 5, omesso); non avverte