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suo di pianto Amore, 16 piangendo morta, XXIII 1 per pochi dì, 8 erronea fantasia, 10 mistieri, 19 dall’angoscia del pianto, 22 dicean pur: morra’ ti, morra’ ti, 24 la stella (mutata in le stelle dal Giul. contro lo esigenze della rima), XXV 2 corpo, ancora, 8 parlato alle cose inanimate, XXIX 1 d’Arabia, XXXV 1 una vista di terribile, 3 la mia vile vita, XXXVIII 1 nel suo ragionare, XXXIX 6 paresse distrutto, XLII 2 duri. Correzioni da non potersi accogliere ci sembrano invece: VIII 7 e dico, acciò che udendo la cagione perch’e’ piange, si acconcino, XI 3 si volgea come, XII 13 ed egli è il vero, XV 6 pièta, XVIII 4 ch’è ’l fine, XXV 10 compone cose, XLI 5 della sua patria giusta.
Quanto alle divisioni, anche al D’Ancona si presentarono nettamente distinte dalle poesie e dalla narrazione, probabilmente per la imperfetta collazione di b, che solo poteva fornire le prove delle alterazioni sofferte dal testo in quei codici che le avevano trasportate nei margini od omesse; e non sospettando quindi altra differenza fra i vari codici che la diversa disposizione materiale, confortato dall’uso antico di disporre i commenti intorno alle rime e dalla nota Maraviglierannosi ecc. che faceva credere tale disposizione conforme all’ultimo desiderio di Dante, ad essa s’attenne, facendo imprimere dette divisioni in rosso, e curando che prima della canzone Li occhi dolenti esse stessero accanto o sotto al componimento poetico, e chein seguito la rubrica incorniciasse il componimento stesso fin dal suo cominciare. Si ebbe cosi, crediamolo pure, sodisfatto «l’appetito dell’autore» in età matura, ma non l’opera quale realmente uscì dalle sue mani e quale è nostro dovere riprodurre.
Al testo furono aggiunte dal D’Ancona, colla cooperazione di Giosuè Carducci, ricche illustrazioni: le quali involgono spesso anche questioni di testo, e ad ogni modo chiarendo per ogni aspetto il pensiero di Dante, e rendendoci, coll’abbondanza dei riscontri con altri antichi rimatori e scrittori, familiare il modo di sentire e di esprimersi di quei tempi, ci rendono meglio preparati anche alla critica del testo. Se non dunque per l’apparato critico, che è di codici noti e ai quali possiamo ricorrere direttamente, l’edizione può giovare all’opera nostra per le discussioni critiche del Rajna sul testo e per le dotte illustrazioni aggiunte dal D’Ancona.
Questa edizione fu preparata contemporaneamente a quella pisana, sebbene uscisse in luce assai più tardi: la stampa era «terminata nell’aprile 1873», e non fu quindi possibile al Witte valersi del lavoro