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Il quale, da quel giorno innanzi, non potè più ricevere nè allegrezza nè conforto: gli si ridestarono più forti i dolori che già avea cominciato a sentire alla spina dorsale: dovè mettersi in letto, e spesso dallo spasimo era tratto fuori de’ sensi. In questo penoso stato durò ben cinque anni. E non ostante che fosse così tormentato dal male (tanto era l’amore che portava alla sua arte) si conturbava e dolevasi grandemente che dovesse rimanere senza il suo compimento l’opera de’ Principali fôri di Roma antica, ch’avea misurati e disegnati, e incise quaranta tavole. Ma già le forze gli mancavano; e conoscendo che ’l suo fine sarebbe presto, domandò, ed ebbe, i conforti della religione; e la mattina del 22 di aprile 1857, nella età di sessantasei anni e quattro mesi, venne al termine della mortale vita. Al luogo del suo sepolcro, ch’è nella chiesa de’ padri Cappuccini, fu posta una breve ed elegante iscrizione latina, dettata dal prof. Betti.

Fu ’l Rossini professore accademico di s. Luca nella classe dell’architettura: inscritto alla reale accademia albertina di Torino: alla provinciale delle belle arti di Ravenna; ed alla pontificia romana di archeologia. E, venendo a’ suoi particolari costumi, ei fu uomo d’interissima fede, di molta religione e sincera, sollecito osservatore delle leggi. Ebbe per usanza di separarsi