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più grande delle tribulazioni, donde egli avea la maggiore consolazione.

Però che era il giorno 13 di novembre del 1851, e questo buon giovane, essendo sopra gli scavi della via Appia, tornava la sera al tardi verso Roma; od avea passato di poco il monumento di Cecilia Metella, quando avvenne per isciagura che ’l cavallo che tirava il carrozzino, rotte le redini e sentendosi libero, si mise a correre alla distesa. Allora il giovane, credendo campare da quel pericolo, gittòssi del carrozzino in terra, e per la caduta che fece gli si staccò dal piede ed infranse l’osso anteriore della gamba diritta, tanto che uscì delle carni. Era in sul tardi, come dicemmo, e ’l luogo quasi deserto, sì che passarono più di due ore prima ch’ei potesse essere portato alle sue case. Come la tristissima novella giunse al suo misero padre, e poco stante vide dinanzi a sé ’l suo figliuolo così mal concio, pallido e sanguinoso, tanto dolore entrò nel cuor suo, che subito fu preso da paralissia. Fatto venire il Baroni, ch’avea voce del miglior cirusico che fosse in Roma; questi non sapendo risolversi di fare il taglio della gamba, tanto indugiò che poi non fu a tempo; onde il povero giovane, dopo diciannove giorni, morì di spasimo nelle braccia del padre suo.