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Pervenuto colà nel febbraio dell’anno 1633, e dell’età sua sessantesimo nono, fu per due mesi sequestrato nella casa dell’ambasciatore di Toscana. A mezzo aprile circa di detto anno fu fatto entrare nelle prigioni dell’Iinquisizione, e nel dì 30 dello stesso mese venne rimandato alla casa dell’ambasciatore, e dopo 5o giorni fu ricondotto all’Inquisizione, dove fu obbligato di abjurare, maledire, detestare il moto della terra, di cui era intimamente persuaso. Furono i suoi Dialoghi proibiti, ed egli condannato indeterminatamente ad una carcere, pena che gli riuscì più grave che nuova, e che poi gli fu cummutata in una continuazione d’arresto, ed in seguito in una semplice relegazione nel palazzo di monsig. Picolomini, arcivescovo di Siena, e nelle sue ville di Bellosguardo e d’Arcetri: grazie, che ottenute furono coi fervidi maneggi del giovane duca di Toscana Ferdinando, e del suo ambasciatore.
Con tranquillità di mente riprese i suoi studi, e si dedicò a dimostrare gran parte delle proposizioni meccaniche sulla resistenza de’ fluidi con altre speculazioni.
Nell’anno 1636 offrì agli Stati Generali delle Provincie Unite d’Olanda il suo mirabile ritrovato per l’uso delle longitudini. Fu dagli Stati accettata ed avuta cara una simile offerta; mandarono in dono al Galileo una preziosa collana d’oro; ma egli pregò gli Stati, che si trattenessero quel dono fino a tanto che l’impresa fosse condotta perfettamente al suo fine; il che egli non ottenne, ma somministrò le prime idee, eccitò i geometri a svilupparle, ed i meccanici a farne l’applicazione; per cui a gloria dell’invenzione e pratica di così bello ed utile ritrovato di graduare le longitudini sarà sempre dell’immortale Galileo, ed a lui pure sarà dovuta la correzione delle carte geografiche di mare, e la descrizione del globo terrestre.
Perduto avea il Galileo nell’anno 1626 l’udito, ed in sul fine del 1637, dopo lungo travaglio per una flussione d’occhi, restò privo della vista. Nè questi soli mali cominciarono ad affliggere il Galileo; imperciocchè