una cattedra in cui questo autore si spiegasse a comun vantaggio publicamente. Ne fu fatto decreto a’ 9 di Agosto del 1373, e il Boccaccio essendo stato a ciò destinato coll’annuo stipendio di 100 fiorini (Manni Stor. del Decameron. par. I. c. 29), egli a’ 3 d’Ottobre dell’anno medesimo nella chiesa di s. Stefano presso il Ponte Vecchio, cominciò a tenere le sue lezioni; all’occasion delle quali egli scrisse il suo Comento su Dante, ch’è poi stato stampato, e di cui parla, oltre il conte Mazzucchelli, anche l’ab. Mehus (l. c. p. 181). Il decreto era stato fatto sol per un anno; ma l’applauso che cotai lezioni ottenevano, fece che dopo la morte del Boccaccio, avvenuta l’anno 1375, alcuni altri fossero nominati a tal cattedra; e il canon. Salvino Salvini, che eruditamente ha raccolto ciò che a questo argomento appartiene (Fasti Cons. dell’Accad. Fior. pref. p. 12), nomina Antonio Piovano che leggeva Dante nel 1381, e Filippo Villani già da noi nominato fra gli storici di questo secolo, che fu a ciò destinato nel 1401. Bologna imitò presto l’esempio di Firenze, e Benvenuto de’ Rambaldi da Imola, da noi nominato più volte, vi fu chiamato a legger Dante, e dieci anni vi si trattenne, come poc’anzi si è detto; alla qual lettura noi dobbiamo l’ampio Comento