stesso poeta attribuite al Petrarca, che nella citata biblioteca si trovano, ne congettura che amendue fosser tra quelli, che vennero in tal lavoro impiegati. L’ab. de Sade però si crede ben fondato a pensare (Mém. de Petr. t.3.p.515.), che il Petrarca non iscrivesse comento alcuno su Dante. Il fondamento, a cui egli si appoggia, è una lettera del Petrarca al Boccaccio, che trovasi nell’edizione delle Lettere di questo poeta, fatta in Ginevra l’anno 1601, in cui egli si duole di esser creduto invidioso della fama di Dante. Ei veramente non nomina mai questo poeta, ma, a parere dell’ab. de Sade, parla in tal modo ch’è evidente che parla di Dante. Ei dunque, rispondendo al Boccaccio che lodato avea questo poeta, gli dice ch’egli è ben giusto ch’ei si mostri grato a colui, ch’è stato la prima guida ne’ suoi studi; che ben dovute sono le lodi di cui l’onora; ch’esse sono assai più pregevoli degli applausi del volgo; e che egli stesso con colui si congiunge a lodar quel poeta volgare nello stile, ma nobilissimo ne’ pensieri. Quindi si duole di ciò che spargeasi, ch’ei fosse invidioso del gran nome di cui quegli godeva; dice ch’ei non l’avea veduto che una volta sola essendo fanciullo, o a dir meglio, che una volta gli era stato mostrato a dito; che quegli