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66 | capo terzo |
e andossi in paese molto lontano. Perchè io quasi sbigottito della bella difesa, che mi era venuta meno, assai me ne disconfortai, più che io medesimo non avrei creduto dinanzi. E pensando che, se della sua partita io non parlassi alquanto dolorosamente, le persone sarebbero accorte più tosto del mio nascondere, proposi di farne alcuna lamentanza . . . . e allora dissi questo Sonetto.1»
«O voi, che per la via d’amor passate,
Attendete e guardate
S’egli è dolore alcun, quanto il mio, grave:
E prego sol, ch’audir mi sofferiate;
E poi imaginate
S’i’ son d’ogni tormento ostello e chiave.
Amor non già per mia poca bontate,
Ma per sua nobilitate,
Mi pose in vita sì dolce e soave,
Ch’i mi sentia dir dietro spesse fiate:
Deh! per qual dignitate
Così leggiadro questi lo cor ave.
Or ho perduta tutta mia baldanza
Che si movea d’amoroso tesoro,
- ↑ Sonetto chiamavasi ogni breve poesia fatta per accompagnamento. A poco a poco si restrinse il nome alla nota forma in 14 versi.