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A lui t'aspetta ed a' suoi benefici;
per lui fia trasmutata molta gente,
Cambiando condizion ricchi e mendici;
E porteràne scritto nella mente}}
Di lui, ma nol dirai1 .....; e disse cose
Incredibili a quei che fia presente.
PARAD. XVII, 76-93.


Ma di nuovo son temperate queste lodi da ciò che segue. Noto è quanto sovente il Poeta morda i grandi; e dicemmo due tradizioni ce corrono di due vendette cadutene perciò su lui in Toscana ed in Genova. Nè perciò egli aveva degnato scusarsene mai, o mutar modi. Ma ora, in corte a Can Grande, gli potè venir a mente quel luogo de Purgatorio testè pubblicato, dove erano vituperati due Scaligeri; Alberto padre di Can Grande, e Filippo abate di San Zeno, fratello naturale di lui2.

  1. Qui c'è una bella intrruzione non osservata dagl'interpreti (ch'io sappia), simile a un'altra sola in tutto il Poema. E nota quanto parcamente usassero di tal figura Dante e i nostri antichi; chè credo Tasso non l’usasse mai, e due volte sole Ariosto; ora poi se ne usa ed abusa.
  2. Tutte queste osservazioni già furono fatte dall’Autore del Veltro, p.150 e seg. Ei vi aggiugne, che Dante pur doveva temere dell’ingiurie dette ad Alboino nel Convito. Ma fu egli il Convito pubblicato mai da Dante? La dedica del Paradiso si ripetono le spiegazioni sull’allegorie ec. date già nek Convito, accenna che questo non doveva esser conosciuto da Cane, a cui si facevano, come nuove, tali spiegazioni.