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naturalmente spiegato ciò che dice il Boccaccio:"Egli era suo costume, qualora sei o otto Canti fatti ne aveva, quelli, prima che alcun altro li vedesse, dove ch’egli fusse, mandare a messer Cane della Scala, il quale egli oltre ad ogni altro aveva in reverenza; e poichè da lui erano stati veduti, ne faceva copia a chi la voleva. E in così fatta maniera avendoglieli tutti, fuorchè gli ultimi tredici Canti, mandati; e quelli avendo fatti e non ancora mandatigli, avvenne ch’egli, senza avere alcuna memoria di lascarli, morì"1.
Veramente il Boccaccio, descrivendo siffatto modo di pubblicazione, accenna al Poema intiero; ma dicendo poche pagine appresso di quella dedica delle tre Cantiche ai tre, Uguccione, Moroello Malaspina e Federigo di Sicilia, ed aggiungendo "alcuni vogliono dire lui averlo titolato tutto a messer Cane"2 chiaro è che egli reca due voci pubbliche, sorte allora dal non sapersi la sostituzione fatta di Cane in luogo di Federigo; ed è probabile che quel