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Aveva mostrata tal disposizione dell’animo fin dalla puerizia. Narra Benvenuto da Imola, che condotto dal padre suo Alberto al ripostiglio d’uno di quei tesori che erano il principal nerbo di tutte coteste potenze venturiere, e confortato il fanciullo a compiacersene, egli con rozzo atto puerile ne dimostrasse il suo disprezzo. Morto poi Alberto nel 1301, e poi Bartolommeo primo de’ figliuoli e successori nel 1304, e succeduto in lor potenza Alboino il secondo figliuolo (quello che, per qualunque ragione, fu ripreso da Dante di poca nobiltà), Cane il terzo de’ fratelli gli era stato associato verso il 1308. Amendue nel 1311, alla venuta di Arrigo imperadore, n’avevano avuto titolo ed ufficio di vicarii imperiali in Verona. Ma Alboino languiva già di mortale etisia, e Cane allor di 20 anni fu solo all’impresa con che tolsero Vicenza alla vicina Padova, mal obbediente all’imperadore, e poi all’importante assedio di Brescia, e poi a Genova onde, per la morte del fratello Alboino a’ 28 d’ottobre, ritornò a Verona, rimanendo solo vicario imperiale e signore1.