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col suo amico e presente protettore, insieme con gli altri fuorusciti fiorentini menzionativi, non ne resta memoria da affermarlo o negarlo; e forse la riverenza della patria ne lo ritenne questa volta, come già al tempo dell’assedio di Arrigo VII. Ma che partecipasse in qualche modo a questi eventi e alle speranze che ne sorgevano, appena è da dubitare; restando memoria di una quarta condanna confermante le antiche, pronunciatagli contro in ottobre 1315, e così poco più d’un mese dopo la battaglia, da Ranieri di messer Zaccaria da Orvieto, il vicario di re Roberto in Firenze1. Fors’anche fu causa di questa nuova condanna la pubblicazione della Monarchia, che potè esser fatta allora. Ad ogni modo, il Poeta se ne risentì a modo suo ne’ Canti del Paradiso, ch’egli stava allora scrivendo; dove dell’amato suo Carlo Martello fa pungere quasi tutta la schiatta Angioina, e principalmente Roberto, contro cui finisce quella amara riflessione:
E se 'l mondo quaggiù ponesse mente
Al fondamento che natura pone,
Seguendo lui, avria buona la gente.