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E così è, che la lettera di lui nella presente occasione, quantunque giunta a noi mozza e mal concia, va piu libera di quelle generalità e que’ cercati esempii, che fan le altre così lontane dallo stile pratico de’ negozii, come dal bello scrivere di Dante. Incomincia con invettive contra gli studii e la cupidigia degli ecclesiastici contemporanei suoi, così diversi da San Gregorio, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, Dionisio, il Damasceno e Beda: eccettua solo il vescovo di Luni, Gherardino Malaspina, amico suo certo, come tutta quella nobil famiglia. Scusasi poi di aprir bocca, egli semplice Fedele, su tanti scandali. "Io son fatto loquace? voi mi ci sforzaste. E vengavi pur vergogna d’esserne da così basso luogo, non dal cielo ammoniti.... Tenetevi dinanzi agli occhi l’immagine di Roma, orba ora de’ suoi due luminari, sola sedentesi e vedova: ed a voi importa ciò sopra tutti; voi che il sacro Tevere conosceste ne’ vostri primi anni. Chè, quantunque debba amarsi da tutti gli Italiani quella capitale della gente latina, come comune principio della sua civiltà, voi la vedete principalmente venerare, ai quali è principio del vostro medesimo