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bile all’effetto, e quasi empio a concepire. Ma non così allora. Qui abbiamo la confessione di uno de’ rei, confermata, del resto, dall’intiera storia da Carlomagno fino a Carlo V. Lo scopo, la speranza, il diritto preteso e propugnato dagli Imperadori e dalla loro parte sotto qualunque nome d’imperiale o ghibellina, non fu altro se non quella monarchia universale, tanto a’ nostri dì, non so qual de’ due più, od aborrita, o derisa.
Sviato così dal mirare ad uno scopo impossibile, l’autore corre di sogno in sogno. Divide l’argomento in tre . 1° Se la monarchia universale sia necessaria al bene dell’umanità. 2° Se il popolo romano abbia acquistato diritto a tal monarchia. 3° Se questa, cioè l’imperio, dipenda da Dio solo immediatamente, ovvero mediatamente da qualche ministro o vicario di lui1. Segue poi tal divisione nei tre libri dell’opera; e nel primo prova la necessità della sognata monarchia a stabilir la non meno sognata pace universale2; e poi, perchè il genere