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fantolino, cacciante la balia. Ma fu il paragone anche più compiuto che non credette il Poeta. Slattata era l’Italia compiutamente dagli imperadori, nè fu disposta a meglio riceverli mai più. Quando, due secoli dopo, Carlo V ebbe gran potenza in Italia, ei l’ebbe meno come imperadore, che come principe di Stati potenti addentro ed a cavaliere della nostra penisola.

Altro tributo, poi, della venerazione di Dante ad Arrigo doveva essere il libro, ch’egli aveva allora incominciato e intendeva a lui dedicare, della Monarchia. Non finito alla morte d’Arrigo, dedicòllo poscia a Lodovico il Bavaro, uno dei due che, dopo quattordici mesi d’interregno, furono eletti a succedere, essendo l’altro Federigo figliuolo d’Alberto austriaco. Ma perchè questo libro dovette inoltrato a questo tempo, e ad ogni modo si riferisce a’pensieri di Dante in esso, dai quali pur vorremmo trarci quanto prima, perciò noi ne parleremo qui, e, come facemmo degli altri, brevemente.

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