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distinto seggio, e sel fa accennare da Beatrice, per prenderne nuova occasione di mordere Clemente e lodare Arrigo:
................... mira
Quanto è il convento delle bianche stole;
Vedi nostra città quant'ella gira;
Vedi li nostri scanni sì ripieni,
Che poca gente omai ci si disira.
In quel gran seggio, a tu che gli occhi tieni
Per la corona che che già v'è su posta,
Prima che tu a queste nozze ceni,
Sederà l'alma che fu già augusta
Dell'alto Arrigo, ch'a drizzare Italia
Verrà in prima ch'ella sia disposta.
La cieca cupidigia che v'ammalia,
Simili fatti v'ha al fantolino,
Che muor di fame e caccia via la balia.
E fia prefetto nel fôro divino
Allor tal, che, palese e coverto,
Non anderà con lui per un cammino:
Ma poco poi sarà da Dio sofferto
Nel santo officio; ch'el sarà detruso
Là dove Simon mago è per suo merto,
E farà quel d'Alagna esser più giuso.
PARAD. XXX. 130-148.
Non fu ignorata dunque da Dante l’universale avversione degli Italiani, ch’ei paragona al