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e si rallegrò forse, o almeno gloriòssi, della gloria della patria ingrata, della patria stolta in respingere il suo maggior cittadino.
Poco durò in Italia ed in vita l’invano buono e prode Imperadore, dopo le sue vergogne di Roma e di Firenze. Di Pisa, o poco prima, mandò vicario a Genova (perciocchè anche Genova così potente ciò pativa) Uguccione della Faggiola, che l’avea seguito, come pare, da un anno, e certo all’assedio di Firenze1. In Pisa pose nel medesimo ufficio Francesco Ubaldini, amico di lui, della famiglia dell’arcivescovo Ruggieri; e seguendo insieme (e ci era merito oramai) il suo sistema d’imparzialità, fece uscire dalla lunga prigione ov’era ancora, Guelfuccio, e fece ripatriar Matteo della Gherardesca, due nipoti d’Ugolino. Poscia attese agli apparecchi contro Roberto re di Puglia, dichiarato da lui nemico dell’imperio, fatto da Firenze e Lucca signore loro per cinque anni. Federigo Arragonese ajutava l’Imperatore con un’armata di mare; e i Ghibellini ajutavano pure, ma poco, pressato
- ↑ Veltro, p.132.