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tentativi di ripatriare per mansuetudine. "Essendo in questa speranza di ritornare per via del perdono, sopravvenne l’elezione d’Arrigo di Luzimburgo imperadore. Per la cui elezione, prima, e poi la passata sua, essendo tutta Italia sollevata in isperanza di grandissima novità, Dante non potè tenere il proposito suo d’aspettare grazia; ma levatosi coll’animo altiero, cominciò a dir male di quelli che reggevano la terra, appellandoli scellerati e cattivi, e minacciando loro la debita vendetta per la potenza dell’Imperadore; contro la quale diceva, esser manifesto ch’essi non avrebbon potuto avere scampo alcuno. Pure, il tenne tanto la riverenza della patria, che venendo l’Imperadore contro a Firenze, e ponendosi a campo presso alla porta, non vi volle essere, secondo lui scrive, contuttochè confortatore fosse stato di sua venuta"1. Ed andiam pure congetturando un passo più in su: la nobil’anima di Dante non fu forse men generosa che quelle di alcuni fuorusciti de’ nostri tempi;
- ↑ Leon.Ar., p.58.