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che non si stabilì tranquillamente per tutte le città d’Italia quel governo contrario ai trattati ed alla libertà antica; Firenze fu quella volta la rôcca d’Italia. Non ci lasciamo opprimere il giudicio dalla gloria di Dante: certo ei fu allora della parte men gloriosa. E se fu grande (e ci è caro anche così), quanto più nol sarebb’egli, se invece di certi inni all’aquila od altri simili che si trovano nella Commedia, avesse colla magia de’ suoi versi fatta immortale questa quasi ignota e pur così forte e bella resistenza della patria sua!

Gli ambasciatori d’Arrigo, che non avean potuto entrare in Firenze nè in Bologna, si raccolsero prima ne’castelli de’conti Guidi; e quindi, per altri di altri signori ghibellini meno scoperti, ivan citando i signori in persona, e le città per sindaci o commissarii, a comparire dinanzi al Re dei Romani. I meno arditi domandavan dilazione fino a che ei fosse in Pisa. I più andaron a Genova, e fra questi Uguccione della Faggiola1. E pur v’accorsero senza dubbio molti molti de’ fuorusciti eccettuati. Di dante si vuol

  1. Ep.Butr.,908-911;Veltro.