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facciamo alle cose le quali importino per conoscere l’anima non infallibile, ma alta, di Dante.

Del resto, non pur Dante e i suoi biografi, ma anche gli storici fiorentini contemporanei, nel riferir la dimora d’Arrigo a domar le città ribellate di Lombardia, e il rispetto così dato a Firenze allora mal apparecchiata, appongono a tal indugio la mala riuscita di lui, quando poi venne. Ma Dante e gli altri Fiorentini erravano forse nel dare alla loro città, quantunque prima in Toscana, soverchia importanza rispetto a tutta Italia. Non si possono trascurar le città nelle guerre contro ai popoli, come si trascuran talor le fortezze nelle guerre di soli eserciti: ciò seppe e provò a’ dì nostri Napoleone in Ispagna. E certo, que’ rozzi ma non inesperti guerrieri tedeschi d’Arrigo VII, fecero il meglio fattibile non lasciandosi indietro Lodi, Cremona, Crema e Brescia sollevate, e Bergamo ed altre mal ferme in Lombardia, per mettersi incauti giù per la Penisola ad una chiamata di fuorusciti.

Ad ogni modo, passata la Pasqua in Pavia addì 17 aprile 1311, la domane della lettera