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si rivolgerà in Brescia o in Vercelli o in Bergamo o altrove; ed infino a tanto andrà facendo così, che sia tolta la radichevole cagione di questo pizzicore, e divelta la radice di tanto errore. Col tronco i pungenti rami inaridiscono. Signore! tu eccellentissimo principe de’ principi sei, e non comprendi nello sguardo della somma altezza, ove la volpicella di questo puzzo sicura de’ cacciatori rigiaccia. In verità, non nel corrente Po nè nel tuo Tevere questa frodolente bee; ma l’acqua del fiume d’Arno ancora li suoi inganni avvelenano. E forse tu nol sai? Firenze questa crudel morte è chiamata. Questa è la vipera volta nel ventre della madre; questa è la pecora inferma, la quale col suo appressamento contamina la gregge del suo signore; questa è Mirra scellerata ed empia, la quale s’infiamma nel fuoco degli abbracciamenti del padre; questa è quell’Amata impaziente, la quale rifiutato il fatato matrimonio, non temè di prendere quello genero il quale i fati negavano..... Veramente, con ferita di vipera si sforza di squarciare la madre..... Veramente, caccia fuori i viziosi fummi accendendosi la rabbia; e quivi le pecore vicine e strane s’infermano.....