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Aggiungono i commentatori, questa via degli strami essere l’antica Rue de fouarres (presso alla piazza Maubert); così detta, perchè non v’essendo allora banchi alle scuole, gli studenti vi portavano paglia o fieno, e lo mutavano e portavano d’erbe odorose nelle solennità. Per quella via dunque andò, su quello strame sedette, impoverito e stentando, il nostro grand’esule studioso. Era avversario, era sdegnoso disertore della parte guelfa francese, e nemico personale de’reali di Francia, ch’ei si apparecchiava a vituperare e già vituperava scrivendo; ondechè non fa meraviglia quella povertà di lui, forse in parte volontaria. E certo la povertà vera, amara a tutti, più amara a chi non crebbe in essa, e più ancora in città attiva e doviziosa, dovette far sentire a Dante alcuna delle amarezze, delle quali sono probabile reminiscenza i versi recati in fronte al presente Capitolo. Ma vedesi ivi insieme quella consolazione di gloria sperata, che sorge naturalmente negli animi forti, e principalmente negli studiosi. Necessità prima e troppo superiore a quella d’ogni agio, erano per un Dante gli studii; e di questi, era fin d’allora liberale Parigi.