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tanto che supera forse in ciò ogni altra umana scrittura), abbiano, di generazione in generazione, tirata a sè l’ammirazione costante di quanti furono o sono non pigri lettori. Imperiocchè, vigorosa e ripetuta vuol esser la lettura d’ogni opera vigorosamente e lungamente fatta; ma di questa sopra tutte l’altre. Lo stile di Dante è simile a quelle forti composizioni musicali, che piene di melodie ed armonie, ci rapiscono l’anima al primo udirle bensì, ma confusamente, e senza lasciar tempo o respiro a distinguerne le bellezze; e non è se non dopo molte audizioni, e a poco a poco, che arriviamo a intenderle compiutamente. Disperi chicchessia di goder bene la Commedia leggendola troppo diversamente dal modo in che fu scritta.

Ma, fatta tutta la sua immensa parte all’ammirazione, non lasciamoci ingombrare l’intendimento, nè soverchiare il giudicio nemmeno da tanta grandezza; e scusiamo Dante che scrisse concitato d’amori e d’ire; amori ridotti a desiderii; ire, all’incontre, presenti e crescenti, e nell’età delle rovinate speranze: ma scusiamolo appunto perchè errò; errò d’ire municipali, personali e quasi femminili, contro ai