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mai. Nè dicasi questa meditata arte di crescer forza sino al fine; fu natura, che quanto più va, più si tempra. La terza zona, o Tolommea, comprende poi traditori così perversi, che hanno il privilegio, come è chiamato dal Poeta, di precipitar costì ed esservi tormentate le loro anime, mentre restano i loro corpi sulla terra, dove, animati da un diavolo, paion vivi. E qui sono così un frate Alberico da Faenza, e ser Branca d’Oria Genovese, vivi ancora, ma con tal amarissimo artifizio introdotti giù in inferno dal peggio che mai satirizzante poeta1. E finalmente, giunge egli alla Giudecca, quarta ed ultima zona del nono ed ultimo cerchio; in mezzo alla quale sono tre massimi traditori (e nota qui il giudicio e la comparazione ghibellina), Bruto, Cassio e Giuda, tutti e tre maciullati nelle tre bocche delle tre faccie del demonio massimo Dite, o Belzebù. Alato questo, l’ali sue sterminate fanno, sventolando, il gelo di Cocito, o palude di tutto il cerchio. Egli stesso, il gran demonio, fittovi addentro, ha la metà del corpo immane